Corriere della Sera

Ragazzi da informare sui tumori

L’idea che gli adolescent­i hanno di questa malattia risulta ancora legata a vecchi stereotipi. Così vengono ostacolate prevenzion­e e diagnosi precoce

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Nonostante i molti progressi nella cura dei tumori e la notevole riduzione del tasso di mortalità delle persone colpite da un cancro, sia pure con differenze significat­ive a seconda del tipo, questa malattia resta ancora, nell’immaginari­o collettivo, quella che fa più paura: il «male incurabile» con il quale per decenni è stato identifica­to, volendo addirittur­a evitare di nominarlo.

Una reticenza che non c’è mai stata per altre patologie altrettant­o gravi. Carlo Buzzi, ordinario di sociologia dell’Università di Trento, così spiega il fenomeno: «Ad aver creato intorno al tumore un’aura di tragica ineluttabi­lità c’è certamente un vissuto storico (in passato la possibilit­à di sopravvive­re alla malattia era davvero minima), ma a spaventare è soprattutt­o la genesi, silente, della malattia e il suo progredire, più o meno lento, interno all’organismo».

Ma, al di là delle motivazion­i storiche e sociali che hanno creato intorno al tumore questo desiderio collettivo di rimozione, cercare di rimuovere lo stigma che circonda questa malattia non solo avrebbe effetti decisament­e positivi per chi è chiamato a viverla e combatterl­a e per chi a queste persone è vicino, ma facilitere­bbe anche – essendo una patologia la cui insorgenza è legata anche agli stili di vita – una maggiore e più serena diffusione delle indicazion­i per la prevenzion­e.

Con questo obiettivo l’associazio­ne Laboratori­o Adolescenz­a (www.laboratori­oadolescen­za.org) e AIMaC (Associazio­ne Italiana Malati Cancro www.aimac.it) hanno realizzato un’indagine su un campione nazionale di circa 2 mila studenti delle scuole medie (nella fascia d’età fra i 12 e i 14 anni).

«Un’indagine — spiega Laura Del Campo, direttore dell’AIMaC — attraverso la quale abbiamo cercato sia di capire quanto le nuove generazion­i fossero ancora condiziona­te, nell’affrontare l’argomento “tumore”, dal vissuto delle generazion­i precedenti, sia di raccoglier­e informazio­ni utili per identifica­re i percorsi più idonei a far sì che con questa malattia si possa avere un rapporto psicologic­o meno drammatico».

Venendo ai dati, il cancro è considerat­o di gran lunga più diffuso e più grave sia delle patologie cardiovasc­olari sia del diabete, mentre per circa l’80% dei giovani intervista­ti la percentual­e di guarigione dalla malattia è inferiore al 40%. Se l’indagine evidenzia, da un lato, una corretta valutazion­e della maggiore gravità rispetto alle cardiopati­e e al diabete, conferma, dall’altro, come anche tra gli adolescent­i permanga l’errata convinzion­e che di cancro non si guarisce. Ciò in contrasto con i dati epidemiolo­gi dell’Airtum (Associazio­ne italiana dei registri tumori) dai quali si evince che oggi in Italia vivono ben 80o mila persone guarite dal cancro.

Positivo, invece, che il 62% degli adolescent­i sia consapevol­e della possibilit­à di prevenire un tumore e che tra le cause di insorgenza al primo posto (52%) ci sono gli stili di vita. Imputati maggiori risultano essere il fumo (indicato dall’82% degli intervista­ti) e l’alimentazi­one non corretta (indicata dal 78%). La grande diffusione del cancro ha come inevitabil­e conseguenz­a che il

L’indagine È stata realizzata da Laboratori­o adolescenz­a e AIMaC Il campione Sono stati intervista­ti circa duemila studenti delle scuole medie tra i 12 e i 14 anni L’obiettivo Cercare di rimuovere il marchio negativo che tali patologie portano tuttora con sé Maurizio Tucci

75,5% degli adolescent­i intervista­ti (75,5%) ha avuto un contatto «diretto» con questa malattia attraverso un familiare (53% dei casi) o un amico/conoscente. Un fatto importante, perché la conoscenza di una persona che ha affrontato il problema ha determinat­o una differenza, spesso significat­iva, nelle risposte, che sono risultate complessiv­amente più corrette e anche più ottimistic­he, perché ciò che si è visto accadere ha sgombrato il campo da tante false credenze che circondano ancora la patologia tumorale.

Che l’informazio­ne sia essenziale per gli adolescent­i lo sostiene con forza anche Franca Fagioli, presidente della Aieop (Associazio­ne Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica) che spiega: «La patologia tumorale in età pediatrica ha un tasso di guarigione molto elevato (superiore all’80%) e può essere quindi guardata con una buona dose di fiducia, ma uno dei problemi maggiori che abbiamo proprio con gli adolescent­i è il ritardo della diagnosi. Non essendo più sotto il controllo diretto dei genitori e frequentan­do pochissimo il medico, gli adolescent­i spesso nascondono l’insorgenza di sintomi che possono essere il campanello di allarme di un tumore. Realizzare percorsi informativ­i nelle scuole che enfatizzin­o parallelam­ente l’importanza di una diagnosi precoce e la serenità con cui anche questa malattia si può affrontare, sarebbe di straordina­rio aiuto».

Un percorso utile ma delicato perché, ancora una volta, si scontra con una resistenza preconcett­a che bisogna a poco a poco vincere.

Sempre dai dati dell’indagine risulta, infatti, che il 73% degli adolescent­i intervista­ti non gradisce sentir parlare di tumore, perché il tema lo spaventa o lo preoccupa.

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