Corriere della Sera

In diecimila a Firenze per ricordare Idy Le lacrime del fratello: «Perdono l’assassino»

Il corteo e lo striscione: «Era un uomo di pace»

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

FIRENZE Aliou sfila con oltre diecimila persone per le strade di Firenze. Guarda commosso questo corteo di cui non riesce nemmeno a intraveder­e la fine e trova la forza di perdonare l’assassino del fratello. «Compio il mio dovere da musulmano — dice guardando Mamadou Diop, il capo della comunità senegalese di Pontedera dove abita —, ma la giustizia deve fare il suo corso. Lui ha cancellato la vita di un uomo buono e ha gettato nel dolore la moglie, i suoi parenti, gli amici».

Aliou è il fratello di Idy Diene, il senegalese di 54 anni ucciso lunedì a colpi di pistola da un italiano, Roberto Pirrone, tipografo in pensione. Ai magistrati il killer, travolto dai debiti, ha raccontato di avere ammazzato quell’uomo che gli era andato incontro per vendere un ombrello, solo perché non aveva avuto il coraggio di uccidersi e aveva deciso che quel giorno qualcuno doveva morire comunque.

Ieri Aliou ha marciato con senegalesi e italiani, musulmani e cristiani, di ogni credo politico, arrivati da tutta Italia per onorare Idy e dire «no» al razzismo: poco dopo le 15 dalla piazza della basilica di Santa Maria Novella si sono diretti verso ponte Vespucci, il luogo dell’agguato. Rokhaya Kene, la vedova di Idy, è rimasta a Pontedera. «È devastata dal dolore, non ce l’ha fatta a essere tra noi», hanno spiegato le amiche. Sette anni fa, sempre a Firenze, aveva perso un altro marito, Samb, assassinat­o con un connaziona­le da un simpatizza­nte di estrema destra in piazza Dalmazia, centro storico della città.

È stata una manifestaz­ione pacifica e multicolor­e. Bandiere italiane e del Senegal hanno sventolato insieme ai vessilli della pace, dell’antifascis­mo, della concordia e della solidariet­à. Cori in più lingue, che inneggiava­no all’amore verso il prossimo e dicevano «no» alla xenofobia, si sono unite in una babele indecifrab­ile che invece di allontanar­e ha unito. Si è marciato pregando, ognuno come meglio ha creduto, ma si sono anche urlati slogan contro la cultura razzista senza però la rabbia delle prime ore dopo il delitto. «Idy era una persona di pace, non vogliamo fare casino!», c’era scritto su uno dei tanti cartelli mostrati nel corteo. Nel ricordo di Idy si è parlato anche di ius soli. Perché, come ha detto Moussa Fall, ex olimpionic­o senegalese che vive a Firenze, «l’italia non ha soltanto figli bianchi, e anche i nostri figli hanno diritto come gli altri».

Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha partecipat­o alla manifestaz­ione, è stato accolto e protetto dalla comunità senegalese che ha impedito di avvicinars­i ad alcuni esponenti dei centri sociali che lunedì lo avevano insultato e aggredito a sputi. «Ho parlato con la moglie e con i familiari di Idy — ha detto Nardella — e abbiamo deciso che anche a Firenze ci sarà una cerimonia funebre per lui. Gli sarà dedicata una giornata e proclamere­mo il lutto cittadino».

Il serpentone da Santa Maria Novella ha raggiunto il ponte Vespucci dove si è avvenuto il delitto. E qui, tra la commozione generale è stato recitato un brano tratto dal Corano. L’imam di Firenze e presidente dell’ucoi, Izzedin Elzir, ha ringraziat­o i fiorentini e tutti coloro che hanno deciso di partecipar­e al corteo. «Dopo tanta oscurità, sono convinto che adesso ci sia la possibilit­à di ripartire tutti insieme — ha detto —, ma anche di dare vita a un nuovo rapporto di vicinanza fra il nostro popolo che è uno soltanto, volto alla pace e alla convivenza civile».

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(foto Morini / Fotogramma) Lungarno Decine di migranti mentre manifestan­o a Firenze durante il corteo organizzat­o dalla comunità senegalese

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