Bibliografia
● I libri di Piero Ostellino erano sempre legati al suo lavoro di giornalista, ma si spingevano oltre la cronaca per approfondire temi di largo respiro, sui quali faceva valere la sua formazione liberale. Dopo Il diplomatico (Vallecchi, 1972), un saggio sull’evoluzione dei compiti di consoli e ambasciatori, aveva pubblicato due libri, editi da Rizzoli, sui Paesi nei quali era stato corrispondente per il «Corriere»: Vivere in Russia (1977) e Vivere in Cina (1981). Testi nei quali Ostellino, più che occuparsi dei vertici del potere nei due grandi Stati postrivoluzionari, si poneva dal punto di vista dei loro cittadini
● In seguito aveva continuato a studiare i Paesi comunisti, firmando In che cosa credono i russi? (Longanesi, 1982) e Mao Tsetung, (Fabbri, 1983). Anche il volume Cose viste e pensate (Rizzoli, 1985), pubblicato mentre era direttore del «Corriere», tirava le fila di viaggi e riflessioni. Più tardi, da direttore dell’ispi, aveva curato la raccolta di saggi Gorbaciov e i suoi fratelli (il Mulino, 1991)
● C’era il meglio dell’ostellino editorialista nel più recente libro
Il dubbio, che prendeva il nome dalla sua rubrica, uscito da Rizzoli nel 2003. Ma forse il più importante dei titoli pubblicati dall’ex direttore di via Solferino si può considerare Lo Stato canaglia (Rizzoli, 2009): un’autentica requisitoria, scritta con forte piglio polemico, contro la cultura assistenzialista e dirigista di un ceto politico abituato a trattare i cittadini come sudditi da torchiare, ignorando e a volte anche calpestando i diritti riconosciuti all’individuo dalla tradizione liberale