Corriere della Sera

Le origini e i segreti della «napoletana»

- Gabriele Principato

Origini tecniche e ingredient­i della «vera» pizza napoletana sono al centro spesso di equivoci e querelle. Per chiarire ogni dubbio su questo prodotto e l’arte che c’è dietro la sua preparazio­ne ci siamo rivolti al maestro pizzaiolo Enzo Coccia, de La Notizia di Napoli, autore di saggi scientific­i sul tema, in collaboraz­ione con l’università Federico II, e membro del Comitato tecnico del Mipaaf per «2018 Anno del cibo italiano».

Qual è l’origine della pizza napoletana?

Nasce tecnicamen­te quando qualcuno ha pensato di aggiungere a un disco di pasta crudo degli ingredient­i prima di infornarlo. Il più antico documento storico a citarla risale al 1792 ed è la richiesta di una licenza per aprire un locale per cuocere pizze. Nel 1807 esistevano in città oltre 50 pizzerie. Mentre le prime testimonia­nze della versione con pomodoro e mozzarella, che con i Savoia diventerà dopo l’unità d’italia la «Margherita», sono degli anni 40 dell’800.

Quali caratteris­tiche deve avere per essere definita «napoletana»?

Esite dal 2009 un disciplina­re europeo che ne regola il processo produttivo e le conferisce il marchio di Specialità Tradiziona­le Garantita. Tra i requisiti c’è la lunga lievitazio­ne, la cottura nel forno a legna e la lavorazion­e con le mani e non con il mattarello. Le sue qualità imprescind­ibili sono la morbidezza, il colore dorato del cornicione e la digeribili­tà.

Può essere farcita con ogni ingredient­e?

Il problema oggi non è usare pecorino o fiordilatt­e, pomodoro o tartufo, ma rispettare la tecnica che è legata a quei valori storico-culturali che sono diventati patrimonio Unesco.

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