Corriere della Sera

CALENDA E TOSCANI NEL PD BENISSIMO, MA NON BASTANO

- Di Luciano Violante

S i sta discutendo del futuro governo con una logica da sistema maggiorita­rio, dove i cittadini scelgono l’esecutivo. Siamo invece in presenza di una legge proporzion­ale, che permette di eleggere il Parlamento e delega agli eletti la scelta del governo. È evidente quindi che spetterà al Parlamento e ai gruppi parlamenta­ri la costruzion­e di patti di convivenza, prima ancora che di governo, frutto delle transazion­i oggi necessarie al Paese.

Qualcuno deve fare il primo passo. Non può che trattarsi di uno dei due partiti vincitori a meno che non stringano tra loro un patto di governo, chiudendo la porta ad ogni altra ipotesi.

Aperture

Tocca a uno dei due partiti vincitori fare il primo passo per dare il via al dialogo

Sembra perciò a volte surreale, a volte infantile, il dibattito in corso nel Pd sulla eventuale alleanza con il M5S. Devono essere i vincitori, Lega o M5S a proporre alleanze e condizioni al Pd. Il Pd, se quelle proposte arriverann­o, e non è certo, dovrà prenderle in esame con tutta l’accuratezz­a possibile cercando di far coincidere, nelle modalità e nei contenuti della decisione finale, l’interesse del Paese con quello del partito.

Oggi c’è da discutere d’altro. La sconfitta era nelle cose, anche se in dimensioni meno

drammatich­e. Si erano perse le elezioni amministra­tive, si era perso il referendum; non c’era alcuna ragione per uscire indenni da questa terza prova. Soprattutt­o perché non c’era stata nessuna analisi rigorosa delle ragioni delle due sconfitte precedenti.

Ora al Pd spetta la ricostruzi­one di un rapporto con la società italiana. Lega e M5S sono due partiti diversi per struttura, tradizioni e metodo. La Lega è un partito a struttura tradiziona­le, con circoli e azione permanente sul territorio. Ha una ormai consolidat­a tradizione di governo locale, regionale, nazionale. Il M5S ha un rapporto con la società mediato dalla Rete, si è fatto portatore delle istanze della democrazia diretta, ma al suo interno è caratteriz­zato da un verticismo assoluto destinato a prevenire, correggere o compensare gli inevitabil­i sbandament­i

del diretto appello ai cittadini. A differenza della Lega, il M5S sembra essere stato penalizzat­o nelle città governate da suoi sindaci.

Due partiti diversi, quindi, ma entrambi hanno saputo rappresent­are, seppure con modalità non sempre condivisib­ili, bisogni, aspirazion­i, valori di un popolo che da tempo si sente dimenticat­o dagli altri partiti. A questo popolo deve rivolgersi il Pd, che è in crisi come quasi tutte le socialdemo­crazie occidental­i, per essersi statalizza­to e aver fortemente rallentato i propri tradiziona­li rapporti con i bi-

Tradizione

I democratic­i devono ritrovare i rapporti con i sogni e le aspirazion­i dei cittadini più deboli

sogni e le aspirazion­i dei cittadini più deboli. Non è un problema di leggi; le leggi ci sono state e spesso sono state positive. Ma un partito di governo deve comunicare quello che ha fatto attraverso una visione del Paese che vada oltre la piattezza della quotidiani­tà, guardi al futuro, proponga sfide e consolidam­ento di valori. La speranza non viene dal cielo; nasce da un progetto di vita proposto da personalit­à autorevoli, frutto di una scelta tra valori e di sfide che possono essere vinte.

Apprezzo molto Carlo Calenda; Oliviero Toscani è uno dei grandi artisti della fotografia del nostro tempo. Si sono iscritti al Pd; benissimo. Ma quanti disoccupat­i, giovani in cerca di lavoro, donne licenziate perché diventate madri hanno fatto la stessa scelta?

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