NUOVO CORSO PER I VINCITORI LA SFIDA DELLE COMPETENZE
Caro direttore,
Macron viene spesso preso a esempio dai nostri politici, in particolare del centrosinistra. Solo a parole, però. Il presidente francese, infatti, per il suo governo ha scelto numerosi specialisti e a ognuno ha affidato l’incarico al quale è più adatto. Allo stesso modo negli Stati Uniti aveva fatto Trump, che piace di più al centrodestra, e prima di lui altri presidenti americani. Scelte molto diverse da quelle solitamente adottate in Italia, dove i ministri sono invece nominati non per le proprie capacità e qualifiche, ma per lo più sulla base del partito (se non della corrente) di appartenenza. Questa volta, con ogni probabilità, le scelte per il governo saranno prese per la prima volta da forze nuove: chissà se adotteranno anche criteri nuovi. Mario Mancini Roma
Caro signor Mancini,
Non è sempre vero che un esperto del settore sia meglio di un politico con una chiara visione e la capacità di coinvolgere i cittadini nel suo progetto di governo. In passato abbiamo avuto esempi di bravi esperti che hanno fallito e altri che sono stati ottimi ministri. Ma c’è un punto generale, molto serio che lei pone nella sua lettera: l’avanzata nella società e nella politica della svalutazione delle competenze e la povertà della formazione della nostra classe dirigente. «La mia ignoranza vale quanto i tuoi studi» è un principio che corre sulla Rete e domina le discussioni in ogni campo (anche quello medico). Anzi le affermazioni che arrivano dal «popolo» sono per definizione più giuste perché democratiche. È un vento che soffia ormai in ogni campo e nella politica ha trovato la sua valle più adatta. Devono essersene accorti anche i leader vincitori delle elezioni che, dopo averlo cavalcato, stanno tentando di inaugurare un nuovo corso. L’esempio che lei cita sulla formazione del governo francese può essere una buona scuola per aspiranti leader.