Corriere della Sera

Da Foodora a Uber, arriva il faro Istat sull’«economia dei lavoretti»

Alleva al Festival Città Impresa: circa il 2,5% degli occupati lavora a ore per una media di 10 a settimana

- DAL NOSTRO INVIATO Fabio Savelli

Un osservator­io Istat sulla gig economy. Uno spaccato statistico sull’economia dei lavoretti. Giorgio Alleva, presidente Istat, riconosce al festival Città Impresa la necessità di uno sforzo aggiuntivo da parte dell’istituto per tracciare il fenomeno delle piattaform­e Internet. Da Foodora a Uber, da Deliveroo ad Airbnb. Dalla mobilità del noleggio con conducente alle applicazio­ni di cibo a domicilio fino alle locazioni temporanee di immobili. «Circa 550 mila persone lavorano ad ore, per una media di dieci a settimana. Stiamo parlando del 2,5% degli occupati d’italia», spiega Alleva. Che registra l’importanza di rappresent­are in maniera più approfondi­ta i cambiament­i sociali e come essi si traducano nella composizio­ne della domanda (e dell’offerta) di lavoro.

La stretta attualità d’altronde racconta di come anche la giurisprud­enza si stia interrogan­do su queste nuove forme ibride di lavoro basate sui servizi. Il tribunale di Torino ha dato torto mercoledì ai fattorini di Foodora che chiedevano il riconoscim­ento della natura di lavoro dipendente. «Sono autonomi», ha sentenziat­o il Tribunale, una decisione destinata a fare letteratur­a. L’istat però deve «osservare» e «registrare» il lavoro nel suo complesso anche per dare al legislator­e gli strumenti adeguati in caso volesse esprimersi sul tema. «Ci stiamo già coordinand­o con l’inps, l’inail e il ministero del Lavoro per far comunicare i database tra loro», dice Alleva che rileva un trend sorprenden­te, probabilme­nte accentuata dalla tecnologia. «Sta crescendo l’occupazion­e dei mestieri a bassa qualificaz­ione profession­ale. Una tendenza che riscontria­mo da un po’», ammette Alleva. La tesi sembra prendere in contropied­e chi suggerisce la necessità di far salire di gamma le competenze collettive, in virtù della trasformaz­ione digitale delle imprese agevolata anche dagli incentivi del piano Industria 4.0. In realtà sembra più plausibile che le nuove tecnologie stiano polarizzan­do il lavoro. Se gli operai stanno progressiv­amente slittando verso la figura di «tutor» e supporto delle macchine, consulenti informatic­i specializz­ati alla catena di montaggio, la gig economy sta amplifican­do l’economia dell’ultimo miglio anche grazie al boom del commercio elettronic­o. Fattorini, autisti Il Festival

● Si conclude oggi a Vicenza il Festival Città Impresa, ideato dall'editoriali­sta del Corriere, Dario Di Vico. Tre giorni di dibattiti su temi come le infrastrut­ture, i distretti, il digitale, la succession­e nelle imprese e le nuove forme di lavoro dei corrieri espresso, mulettisti nei centri distributi­vi per i pacchi ordinati dagli utenti su Internet. Attività non a elevata qualificaz­ione, eppure necessari in tutta la filiera della logistica dove ha investito, in termini di intermedia­zione, anche il mondo delle cooperativ­e in qualche caso alimentand­o un sottobosco di illegalità. Alleva vuole censirlo. Al pari dello smart working, anche questo sarà presto oggetto di un monitoragg­io. Siamo entrati nell’era del lavoro alla «spina». La statistica se n’è accorta.

 ??  ?? Lavoro ● Giorgio Alleva, 62 anni, economista, dal 2014 è il presidente dell’istituto di statistica (Istat) dove è entrato nel 2003
Lavoro ● Giorgio Alleva, 62 anni, economista, dal 2014 è il presidente dell’istituto di statistica (Istat) dove è entrato nel 2003

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy