Le «spese allegre» e i conti in calo Lascia Sorrell, re della pubblicità
Il capo di WPP accusato di «condotta inappropriata». Lui: «Non ho fatto nulla»
«Bigger is better» era il suo credo. Più grande è, meglio è. Martin Sorrell, il Sir della pubblicità, dopo 33 anni cade «alla grande» lasciando un bel vuoto al timone di WPP, la più grossa agenzia di advertising del mondo (200 mila addetti). In attesa di un sostituto, sulla tolda della portaerei (che comprende J Walter Thompson, Ogilvy & Mather e Group M) con il ruolo di presidente esecutivo c’è il chairman Roberto Quarta, 68 anni, un italiano cresciuto in America, a Brooklyn, dove si era recato quindicenne per raggiungere il padre sarto. A indicare la rotta saranno per ora Mark Read, capo del comparto
d
Le frasi di culto Il marketing è un investimento, non un costo
Più grande è, meglio è ● Si è dimesso in seguito a un presunto uso illecito di fondi nessuno è rimasto al potere quanto sir Martin, che scrive con tono nostalgico: «WPP rimarrà per sempre la mia bambina». Una storia di successo (una ditta partita con due soci è arrivata oggi a contare tremila uffici in 112 Paesi). Unica a cominciare dal nome: WPP sta per «Wire and Plastic Products», azienda nata nel 1971 per produrre cestini di plastica. Nel 1985 Sorrell, dal 1977 direttore finanziario della Saatchi & Saatchi, ottenne il controllo della WPP rilevando il 30% del capitale per meno di 700mila dollari. E facendola poi diventare la portaerei di una flotta planetaria, a colpi di genio e acquisizioni. Il signore della pubblicità ha incarnato luci e ombre del settore, l’ascesa nei decenni d’oro come la più recente necessità di trasformazione nell’era della Rete.
Un uomo di spettacolo. Un guru di cui si collezionano i pensieri («il marketing è un investimento, non un costo»; «se spendi 50 milioni per acquistare qualcosa, dovrai spenderne altrettanti per farla partire. Ma son tutti denari ben spesi»). Uno che sapeva guardare al fenomeno Kardashian come a un sofisticato prodotto di marketing («ben diversificato fra le sorelle»).
Una cosa è certa. Con le dimissioni non resterà in bolletta