Tra la doppia occasione persa e le ombre cinesi
Quando parti dalla pole con il riflesso giusto, vai in testa con passo e piglio di chi può gestire, diventa difficile conservare il sorriso, classifica alla mano. Ottavo, penalizzato da una Ferrari per la prima volta lenta nei tempismi strategici; bastonato da un’aggressione scellerata, mortificato da un piccolo finale che ha reso grandi piloti che incontra, casomai, passeggiando nel paddock. Compreso Alonso, tosto sempre, figuriamoci quando vede a tiro proprio lui. Vettel: troppe ombre cinesi, in un giorno che doveva e forse poteva dare altra luce tra lui e Hamilton. Ma qui abbiamo un bilancio falsato da un contrattempo colto dalla sola Red Bull e da un inciampo da pit stop ritardato che può capitare per fare in modo che non capiti più. È stato fenomenale Ricciardo. Ma la Ferrari ha mancato un’occasione grande così nel giorno in cui la Mercedes non ha colto abbastanza. Perché, se questa Rossa perde un colpo, chi la insegue, un po’ stranito, be’, deve fare di più. Soprattutto con Hamilton, l’unico vero grande assente a Shanghai. Premiato oltre misura al termine di una corsa in cui il suo ruolo naturale è stato interpretato da Bottas. Del resto, anche Raikkonen ha avuto benefici dalle circostanze. E, come ha riconosciuto Seb con serenità, l’urto col Babyboom avrebbe anche potuto chiudere il gioco all’istante. Ritiro, punti zero. Sono 9, invece, quelli che lo separano dal campione del mondo. Considerando due vittorie e il primato nella qualifica cinese, il margine amareggia e indica la fatica che Vettel dovrà sostenere da qui alla fine. Ma per intaccare ciò che di buono ha mostrato la sua giovane Loria, serve ben di più di una giornata stortissima.