Dalla Embraco alla Whirlpool, i piani di reindustrializzazione
La fabbrica riciclata (con lavori nuovi) di 80 mila operai
Gli esperti la chiamano «reindustrializzazione». Non sempre riesce a sortire gli effetti sperati perché molti perdono il lavoro e si trovano coperti, per un periodo limitato, soltanto dalla Naspi. Molte volte però la “malattia” viene presa per tempo. L’azienda che ha deciso di chiudere uno stabilimento viene efficacemente rimpiazzata da un’altra che produce beni diversi, ma s’impegna a mantenere una parte delle maestranze riassumendo personale ed evitando di disperdere competenze.
E’ una pratica ereditata dal lavoro dell’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Dalla quale potrà attingere il nuovo titolare del dicastero (che ha anche le deleghe al Lavoro) Luigi Di Maio. In tre anni l’unità di gestione delle vertenze, guidata da Gianpietro Castano, ha cominciato ad adottare un nuovo modello orientato a re-industrializzare un’area produttiva assegnandole nuovi compiti e nuove esigenze a seconda dell’azienda subentrante. Per farlo la task force dello Sviluppo ha lavorato anche sulla prevenzione delle crisi, puntando sulla collaborazione tra pubblico e privato (in cui spesso un ruolo-guida in termini di equity l’ha avuto Invitalia) e sulla riqualificazione e il ricollocamento della forza lavoro usando fondi Ue distribuiti dalle regioni. Attività
Il ruolo di Invitalia Nei programmi di reindustrializzazione in alcuni casi l’intervento di Invitalia
ineludibile in cui l’onere dovrà ricadere sempre più sull’anpal, l’agenzia governativa per le politiche attive guidata da Maurizio Del Conte, finora investita on demand, ma deputata ai servizi di outplacement anche per «anticipare» i fabbisogni delle aziende in termini di competenze.
Negli ultimi quattro anni — in cui il ciclo economico è ripartito — l’unità di crisi del ministero dello Sviluppo ha gestito 160 casi aziendali che hanno coinvolto 617mila lavoratori. Circa il 13% di loro (oltre 77 mila addetti) ha trovato lavoro grazie a nuovi insediamenti produttivi. Diversi esempi: dalla Ideal Standard in Ciociaria (alla quale è subentrata un’azienda di sampietrini e pavimenti urbani) al sito di Riva di Chieri della Embraco (compressori per frigoriferi) sostituito anche da un’azienda che realizza sistemi di depurazione per le acque.
Racconta Castano che «questo nuovo modello sta prendendo piede nonostante le resistenze dei sindacati che spesso mal digeriscono destinazioni produttive diverse da quelle in essere». Rileva Stefano Scaroni, fondatore di EMS, società di consulenza che lavora a questo tipo di interventi, che la «complessità sta nel riuscire ad intercettare e soddisfare le esigenze di chi pianifica nuovi investimenti». Attenuando i costi sociali.