Corriere della Sera

Inghilterr­a è l’anno giusto La scommessa si può vincere

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MOSCA Due sono i grandi tormentoni del Mondiale: «Presto o tardi lo vincerà una squadra africana» e «questo è l’anno dell’inghilterr­a». Il tempo del primo Mondiale nero non sembra ancora arrivato; quanto all’inghilterr­a, invece, se ne può discutere.

Il commissari­o tecnico Gareth Southgate — difensore che ha giocato i Mondiali del 1998 e del 2002, promosso pro tempore dalla Under 21 nel 2016 ma poi rimasto in carica — ha un gruppo giovane e pieno di talento. Come era già successo alla Germania con Klinsmann e con Loew, anche Southgate ha lavorato a fondo sulla psicologia della squadra e sull’estetica del calcio da offrire. «Chiediamo alla gente di pagare un sacco di soldi per vedere il calcio e perciò dobbiamo proporre uno spettacolo di qualità. Il nostro obiettivo è mandare la gente al lavoro, il giorno dopo la partita, con il sorriso sulle labbra».

Niente più palla lunga e pedalare, insomma. L’arrivo dei migliori allenatori stranieri in Premier League ha alzato il livello tattico negli ultimi anni, pur mantenendo l’aggressivi­tà e il ritmo del calcio britannico. Si dice, semmai, che l’eccesso di partite sia il nemico numero uno della Nazionale, perché porta i giocatori stremati a fine maggio. In questo caso, però, il prezzo lo pagheranno altre squadre e non la Nazionale inglese. Nella classifica dei 20 calciatori del Mondiale che hanno giocato più minuti in stagione (1. Caleta-car, Croazia, 5.117; 2. Saul, Spagna, 5.009; 3. Messi, Argentina, 5.008; 4. Suarez, Uruguay, 4.969; 5. Coates, Uruguay, 4.950) non ce n’è nemmeno uno agli ordini di Southgate.

Lo staff della Football Associatio­n ha scelto il ritiro nel borgo di Repino, a circa un’ora di macchina da San Pietrobur-

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