Genova, due commissari per il ponte Il rebus su chi lo dovrà ricostruire
Vertice a Palazzo Chigi, Toti responsabile dell’emergenza. Resta il nodo Autostrade
ROMA L’accordo c’è. Regione e Comune di Genova portano a casa il risultato di mantenere il potere sullo stato d’emergenza, con il commissario Giovanni Toti; i 5 Stelle e il premier Giuseppe Conte quello di intestarsi la ricostruzione (con tutti i rischi connessi); la Lega quello di essere riuscita a mediare tra l’alleato di governo (M5S) e quello tradizionale di centrodestra e di Regione (Forza Italia).
Il decreto «salvo intese», dunque, cambia, perché l’intesa è finalmente arrivata con l’incontro di ieri a Palazzo Chigi, presenti Conte, Di Maio, Salvini, Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci. Anche se si tratta di un accordo politico che ancora non ha affrontato i nodi più importanti della vicenda Genova. Non si sa ancora il nome del nuovo commissario, non si sa che fine farà la società Autostrade, non si sa chi dovrà demolire il vecchio e ricostruire il nuovo ponte, non si sa in quanto tempo e chi lo gestirà. Tutta materia scottante, dai risvolti politici evidenti, ma che ha anche rilievi giuridici e giudiziari non irrilevanti.
La posizione degli enti locali era quella di proseguire con l’unico interlocutore possibile al momento, ovvero la società Autostrade, con uno schema a due: far pagare gli indennizzi ad Autostrade, lasciandogli la concessione, e far ricostruire il ponte a Fincantieri, azienda di Stato. Tra l’altro c’è la questione della Gronda, la bretella autostradale che è già nelle mani di I bambini Alcuni disegni del ponte Morandi crollato fatti dai ragazzi del plesso scolastico Sampierdarena a Genova Aspi. Ma i 5 Stelle non vogliono che Atlantia tocchi «neanche una pietra», come ha spiegato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Posizione che però si scontra con un prevedibile allungamento dei tempi e con una serie di ricorsi e controversie giudiziarie che dureranno probabilmente anni. Contemporaneamente si sta trattando in Europa per capire se è possibile derogare al codice degli appalti, che prevede regole complesse e tempi molto lunghi. L’obiettivo è arrivare o all’affidamento diretto oppure a una gara ristretta a pochi contendenti.
Toti è soddisfatto del vertice. La prima versione del decreto prevedeva che entro cinque giorni i poteri del commissario per l’emergenza Toti (che resterà in carica un anno) sarebbero stati assorbiti dal commissario per la ricostruzione. Norma cambiata, il governatore mantiene tutte le competenze locali, economia, viabilità e porto. E il fatto di non avere invece, come gli era stato offerto, poteri sulla demolizione, gli toglie una grana pericolosa. Il vantaggio politico di Toti sarà anche quello di avere una funzione di «cane da guardia» del ponte: non avendo responsabilità dirette sulla ricostruzione, potrà incalzare il governo in caso di ritardi o errori. Per la nomina si sta cercando una figura tecnica. E su questo la partita la dovrebbero vincere i 5 Stelle e il premier Conte, che spingono per una soluzione che individui un profilo di competenza giuridica. Danilo Toninelli, che era assente al vertice, dall’innotrans di Berlino annuncia: «Sarà un nome importante, avrà un profilo tecnico molto alto». Tra i nomi che continuano a girare c’è anche quello di Edoardo Rixi, viceministro leghista, che però sarebbe una figura molto politica e dunque non sarebbe più attuale.
Intanto la società Autostrade si fa sentire con la pubblicazione sul suo sito di una serie di schede per un’operazione che viene chiamata di «trasparenza». Si rivendica di avere effettuato sul viadotto Polcevera, quello crollato, 926 giornate di lavoro «pari a una media per ogni settimana di cinque giorni di lavori su 7». Tra i dati forniti, anche l’investimento complessivo per la manutenzione della rete autostradale, 5,141 miliardi di euro, «195 milioni in più rispetto agli obblighi previsti dalla Convenzione».
Il no dei 5 Stelle
Il veto dei 5 Stelle sul concessionario rischia di allungare i tempi e provocare ricorsi