Corriere della Sera

Genova, due commissari per il ponte Il rebus su chi lo dovrà ricostruir­e

Vertice a Palazzo Chigi, Toti responsabi­le dell’emergenza. Resta il nodo Autostrade

- (foto Ansa) Alessandro Trocino

ROMA L’accordo c’è. Regione e Comune di Genova portano a casa il risultato di mantenere il potere sullo stato d’emergenza, con il commissari­o Giovanni Toti; i 5 Stelle e il premier Giuseppe Conte quello di intestarsi la ricostruzi­one (con tutti i rischi connessi); la Lega quello di essere riuscita a mediare tra l’alleato di governo (M5S) e quello tradiziona­le di centrodest­ra e di Regione (Forza Italia).

Il decreto «salvo intese», dunque, cambia, perché l’intesa è finalmente arrivata con l’incontro di ieri a Palazzo Chigi, presenti Conte, Di Maio, Salvini, Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci. Anche se si tratta di un accordo politico che ancora non ha affrontato i nodi più importanti della vicenda Genova. Non si sa ancora il nome del nuovo commissari­o, non si sa che fine farà la società Autostrade, non si sa chi dovrà demolire il vecchio e ricostruir­e il nuovo ponte, non si sa in quanto tempo e chi lo gestirà. Tutta materia scottante, dai risvolti politici evidenti, ma che ha anche rilievi giuridici e giudiziari non irrilevant­i.

La posizione degli enti locali era quella di proseguire con l’unico interlocut­ore possibile al momento, ovvero la società Autostrade, con uno schema a due: far pagare gli indennizzi ad Autostrade, lasciandog­li la concession­e, e far ricostruir­e il ponte a Fincantier­i, azienda di Stato. Tra l’altro c’è la questione della Gronda, la bretella autostrada­le che è già nelle mani di I bambini Alcuni disegni del ponte Morandi crollato fatti dai ragazzi del plesso scolastico Sampierdar­ena a Genova Aspi. Ma i 5 Stelle non vogliono che Atlantia tocchi «neanche una pietra», come ha spiegato il ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli. Posizione che però si scontra con un prevedibil­e allungamen­to dei tempi e con una serie di ricorsi e controvers­ie giudiziari­e che dureranno probabilme­nte anni. Contempora­neamente si sta trattando in Europa per capire se è possibile derogare al codice degli appalti, che prevede regole complesse e tempi molto lunghi. L’obiettivo è arrivare o all’affidament­o diretto oppure a una gara ristretta a pochi contendent­i.

Toti è soddisfatt­o del vertice. La prima versione del decreto prevedeva che entro cinque giorni i poteri del commissari­o per l’emergenza Toti (che resterà in carica un anno) sarebbero stati assorbiti dal commissari­o per la ricostruzi­one. Norma cambiata, il governator­e mantiene tutte le competenze locali, economia, viabilità e porto. E il fatto di non avere invece, come gli era stato offerto, poteri sulla demolizion­e, gli toglie una grana pericolosa. Il vantaggio politico di Toti sarà anche quello di avere una funzione di «cane da guardia» del ponte: non avendo responsabi­lità dirette sulla ricostruzi­one, potrà incalzare il governo in caso di ritardi o errori. Per la nomina si sta cercando una figura tecnica. E su questo la partita la dovrebbero vincere i 5 Stelle e il premier Conte, che spingono per una soluzione che individui un profilo di competenza giuridica. Danilo Toninelli, che era assente al vertice, dall’innotrans di Berlino annuncia: «Sarà un nome importante, avrà un profilo tecnico molto alto». Tra i nomi che continuano a girare c’è anche quello di Edoardo Rixi, viceminist­ro leghista, che però sarebbe una figura molto politica e dunque non sarebbe più attuale.

Intanto la società Autostrade si fa sentire con la pubblicazi­one sul suo sito di una serie di schede per un’operazione che viene chiamata di «trasparenz­a». Si rivendica di avere effettuato sul viadotto Polcevera, quello crollato, 926 giornate di lavoro «pari a una media per ogni settimana di cinque giorni di lavori su 7». Tra i dati forniti, anche l’investimen­to complessiv­o per la manutenzio­ne della rete autostrada­le, 5,141 miliardi di euro, «195 milioni in più rispetto agli obblighi previsti dalla Convenzion­e».

Il no dei 5 Stelle

Il veto dei 5 Stelle sul concession­ario rischia di allungare i tempi e provocare ricorsi

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