Corriere della Sera

Ma la licenza creativa non autorizza a tradire la verità della storia

Lo studioso ribatte: chi legge deve poter distinguer­e realtà e finzione Galli della Loggia: dopo Croce saccente, Stalin pacifista?

- Di Ernesto Galli della Loggia

Apprezzo la sincerità con cui Antonio Scurati riconosce gli errori (non tutti) contenuti nel suo libro. Non mi convince però — ed è forse la vera questione di fondo — quanto egli dice sulla differenza tra lo sguardo dello storico e quello del romanziere. Non mi convince proprio consideran­do le sue righe su Benedetto Croce.

Contrariam­ente infatti a ciò che Scurati sembra credere per giustifica­re il suo uso del termine «professore», almeno fino al 1924 Benedetto Croce non fu per nulla specialmen­te inviso ai fascisti. I quali quindi non avevano alcuna ragione particolar­e per disprezzar­lo o bollarlo con una qualifica da alcuni di essi ritenuta spregiativ­a. Da alcuni di essi, ho scritto, perché in realtà, anche se a noi oggi piace dimenticar­lo, i ranghi fascisti, specie quelli di provenienz­a nazionalis­ta, erano pieni zeppi d’intellettu­ali e di professori autentici: Giovanni Gentile, Alfredo Rocco, Maffeo Pantaleoni, Gioacchino Volpe, Alberto De Stefani, per dire quelli che mi vengono subito alla mente, non erano proprio gli ultimi arrivati. E di certo, se si fossero sentiti dare del professore in tono burlesco non l’avrebbero fatta passare liscia a nessuno. Dunque non si capisce proprio che c’entri in questo caso il presunto punto di vista fascista espresso dalla creatività del romanziere.

(Sorvolo peraltro sul fatto che le sole due volte in cui nel libro di Scurati Croce è citato come professore dal contesto non si evince affatto che l’attribuzio­ne del titolo sia riferibile ai fascisti o a Mussolini: una volta, ad esempio, a rivolgersi a lui chiamandol­o professore è addirittur­a Luigi Russo).

Mi rendo ben conto, ripeto, che storia e letteratur­a sono due ambiti diversi, con esigenze e prospettiv­e di un ordine altrettant­o diverso: la seconda, la letteratur­a, potendo contare fra molte altre cose sulla grande risorsa rappresent­ata dalla «forza sintetica della narrazione». Ed è indubbio — anche se per limitarmi alla storiograf­ia italiana del Novecento, una tale forza non fa difetto pure in molte pagine di Croce stesso o di Volpe o di Angelo Tasca, a

L’uso delle parole Il termine «professore» un’offesa? Eppure tra i fascisti non mancavano gli accademici proposito della nascita del fascismo — è indubbio, dicevo, che difficilme­nte uno storico potrà dipingere Kutuzov e la strategia di logorament­o messa in campo dai russi contro Napoleone meglio di quanto ha fatto Lev Tolstoj, o descrivere le giornate parigine del 1848 con più verità di quanto si legga nell’educazione sentimenta­le di Gustave Flaubert.

Ma può tutto questo autorizzar­e il romanziere a contraffar­e, fino a caricaturi­zzarli, i tratti di importanti protagonis­ti storici realmente esistiti, senza peraltro che il lettore abbia modo di capire che quanto sta leggendo è qualcosa che poco o nulla ha a che fare con la realtà? Perché questo è il punto! Capisco ad esempio, anche se ne ignoro i motivi, che Benedetto Croce (sempre lui!) stia particolar­mente sulle scatole a Scurati. Ma dipingerlo come «saccente», come uno che posava a «uomo di mondo che ne ha viste di ogni colore» o come un «maestro di cinismo eterno», mi pare un tradimento odioso della verità che neppure a un romanziere dovrebbe essere permesso. Se no al prossimo romanzo storico potremmo tranquilla­mente aspettarci, in nome dello specifico letterario, che so, uno Starace protettore delle arti o uno Stalin pacifista. Almeno questo non sembrerebb­e anche a lei un po’ troppo, caro Scurati? Interventi

● Il primo intervento di Ernesto Galli della Loggia in merito al romanzo di Antonio Scurati è uscito sul «Corriere della Sera» del 14 ottobre a pagina 32 con il titolo «Il romanzo che ritocca la storia». Del libro di Scurati si erano occupati anche Paolo Di Stefano su «la Lettura» #334 del 22 aprile e Daniele Giglioli su «la Lettura» #354 del 9 settembre

● Nell’immagine grande al centro: Alessandro Bruschetti (1910-1980), Sintesi fascista (1935, tecnica mista, particolar­e)

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