L’amarezza del professore: l’asi è cresciuta bene, qui non si può improvvisare
Il saluto ai dipendenti: sono orgoglioso di aver lavorato per lo Stato
MILANO Era nell’aria. E ieri un tweet del professor Roberto Battiston, presidente dell’asi ha informato quanto il governo aveva deciso. Quindi ha salutato con amarezza i dipendenti dell’agenzia: «Sono orgoglioso — diceva — di aver lavorato per lo Stato e con voi. Fare spazio è un mestiere complesso che non si improvvisa. E con la vostra competenza l’asi è cresciuta raggiungendo buoni risultati». Parole sentite, sottolineate dagli applausi. Così si conclude un periodo significativo per le attività spaziali nazionali mentre l’agenzia torna ad avere un commissario (ne ha avuti molti nella sua storia) in attesa della nomina di un nuovo presidente. Battiston era stato chiamato alla guida dell’ente dalla ministra Stefania Giannini (governo Renzi) il 16 maggio 2014 sottolineando le sue doti scientifiche.
Tutto vero. Battiston, trentino di nascita (62 anni) docente di fisica all’università di Trento, sino a quel momento era alla guida assieme al Premio Nobel Samuel Ting di un importante esperimento internazionale condotto sulla stazione spaziale. Era stato concepito per dare la caccia all’antimateria nell’universo la cui scomparsa rappresenta uno dei misteri più affascinanti delle nostre origini. Battiston aveva ideato anche nuove tecnologie per rilevare le effimere particelle e lo strumento, grande come un’automobile e portato con la shuttle sulla base orbitale era stato realizzato con una grande collaborazione tra numerose nazioni. Oltre all’europa e agli Stati Uniti c’era anche la Cina. Un’impresa scientifica, dunque, ma anche manageriale.
Il quadriennio di presidenza aveva segnato cambiamenti notevoli e la parola chiave di Battiston era diventata «Space Economy» cercando di favorire iniziative industriali nelle piccole e grandi aziende. L’occupazione del settore cresceva del tre per cento, registrando uno dei migliori risultati rispetto ad altri campi industriali. Positivo era anche il ritorno dagli investimenti per la commissione dell’unione europea salito al 12 per cento. Battiston sosteneva inoltre l’ingresso in borsa di Avio, la prima società al mondo costruttrice di vettori spaziali ad essere quotata, preservando la sua identità italiana e gli investimenti pubblici effettuati rendendo vani i tentativi tedeschi e francesi di acquisirla. Ma con l’aiuto dell’asi la politica compiva un altro passo importante fino ad arrivare alla nascita del Comitato interministeriale per le politiche dello spazio e della ricerca aerospaziale; un organismo di cui si parlava da decenni ma indispensabile per governare in maniera appropriata gli investimenti pubblici nel settore coinvolgendo anche risorse regionali in una nuova formula che univa pubblico e privato. Il governo sensibile alle nuove prospettive creava di conseguenza condizioni favorevoli per l’agenzia che maturava una disponibilità economica di quasi 900 milioni di euro l’anno. Un valore notevole al quale la nuova gestione politica non poteva restare indifferente. Di certo mal tollerava il provvedimento attuato in extremis dall’ex ministra Valeria Fedeli che, nel maggio scorso, con il premier Gentiloni dimesso e a pochi giorni dall’insediamento del presidente Conte, confermava per un altro quadriennio l’incarico a Roberto Battiston. Inutilmente.