Sulla piazza sì-tav incombono le transenne dei mercati natalizi
L’importante è che non siano proprio quarantamila. La cifra tonda farebbe felici solo i titolisti, e autorizzerebbe facili assonanze con la marcia dei quadri Fiat del 1980 sulla quale a Torino l’interpretazione storica è meno omogenea di quanto non lo sia ormai nel resto d’italia. Ma per la manifestazione di sabato prossimo, che per la prima volta mette insieme industriali, commercianti, artigiani e professionisti, in alleanza con i sindacati, tutti a favore della Tav e contro la perdita di rilevanza della città, sarebbe un buon inizio avere un punto d’arrivo. La destinazione naturale di ogni corteo è sempre stata Piazza Castello, e infatti quella è stata la richiesta inviata dagli organizzatori di «Torino va avanti» alla questura. Così ieri la transennatura di piazza Castello da parte dell’amministrazione comunale per l’allestimento dei mercatini di Natale è sembrata uno scherzo da Amici miei, nel senso del film. Invece era tutto vero. E carte alla mano tutto lecito, seppure in notevole anticipo sull’apertura del succitato mercatino. Dopo un pomeriggio di reciproche accuse, boicottaggio contro cospirazionismo, alla fine il Comune ha deciso di far decidere altri, sospendendo «per qualche ora» un montaggio quasi ultimato, in attesa che oggi si pronunci la Prefettura. La sensibilità istituzionale, e una necessaria equidistanza, avrebbero suggerito una scelta netta da parte di una amministrazione che appare sempre più ripiegata su se stessa. Ma ormai va così. La scelta della giunta guidata da Chiara Appendino di trasformare Torino in capitale del No Tav con tanto di ordine del giorno ha segnato un punto di non ritorno. Non è un caso che gli appelli al dialogo di Appendino siano caduti nel silenzio generale, come se avessero un peso relativo. Da un lato associazioni del mondo produttivo che non si sentono rappresentate. Dall’altro chi dovrebbe rappresentarle. Comunque la si pensi sulla Tav, una frattura grave. Forse prigioniera di logiche nazionali, forse della sua giunta, la sindaca risponde ai timori della città sul proprio declino citando l’apertura di qualche negozio e il ritorno di Cioccolatò.