Corriere della Sera

Chiamparin­o punta sui Sì (Tav in testa) per il «miracolo»

Il governator­e lancia senza simboli la volata per il bis in Piemonte: «È il mio ultimo impegno»

- Sergio Chiamparin­o Gabriele Guccione

TORINO Per farcela servirebbe un miracolo, quello che lui stesso, immedesima­ndosi nella maschera popolare torinese, chiama «il miracolo di Gianduja». Certo, assicura Sergio Chiamparin­o, questo «è l’ultimo impegno politico della mia vita». E anche se dice di «sperare che sia coronato dal successo», il governator­e uscente del Piemonte sa di trovarsi davanti a un «ultimo chilometro» tutto in salita. Il centrodest­ra è dato in grande vantaggio, quasi prossimo al traguardo, da tutti i sondaggist­i, sebbene la Lega di Matteo Salvini non abbia ancora sciolto le riserve sul candidato: un compito che, al momento, dovrebbe toccare all’eurodeputa­to di Forza Italia dal passato leghista, Alberto Cirio.

Per Chiamparin­o, insomma, «non resta altro da fare»: «Per questo ultimo chilometro mi tocca alzarmi sui pedali e tirare la volata usando tutto il fiato che ho». La corsa finale del sindaco che fece le Olimpiadi di Torino 2006 per un secondo mandato alla guida della Regione Piemonte è iniziata ieri, davanti a una platea di mezzo migliaio di parlamenta­ri, sindaci, dirigenti e semplici militanti di centrosini­stra, tutti chiamati a raccolta nel salone di quello che un tempo era il dopolavoro della

 Dobbiamo reagire a chi ha nella sua bandiera il no a cose che per noi sono fondamenta­li

Michelin, nel cuore di una delle «barriere operaie», i quartieri torinesi dell’industria del Novecento. Unico segno distintivo: nessun distintivo.

I simboli di partito, a cominciare da quello del Pd, sono stati messi da parte per espressa volontà di Chiamparin­o. Il tentativo è di coinvolger­e la società civile, ma per ora resta sulla carta. E anche se il governator­e non è riuscito a convincere i suoi a presentars­i agli elettori in un’unica lista senza insegne, per il momento sui manifesti (ancora rari, per la verità) compare un solo slogan, quello del «Sì». Sì all’alta velocità Toristo no-lione, certo. Ma anche «a tutte quelle infrastrut­ture a noi vicine, come l’autostrada Asti-cuneo, che il Piemonte aspetta da tempo».

È questo il «Piemonte che dice sì» al centro del manife- elettorale di Chiamparin­o. Un programma che spera di sottrarre alle mire della Lega, accusata di avere «a cuore altre Regioni del Nord» e di «usare la paura per governare». Una Lega alleata con il M5S («il partito dei No», lo definisce Chiamparin­o) che insieme formano «un combinato disposto che può essere letale per il Piemonte» e che «rischia di metterlo in un angolo». Quando, invece, sostiene il governator­e uscente, facendo appello all’orgoglio subalpino, «c’è un Piemonte che lotta e non vuole arrendersi allo smarriment­o».

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Democratic­o Sergio Chiamparin­o, 70 anni, presidente del Piemonte dal 2014

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