Chiamparino punta sui Sì (Tav in testa) per il «miracolo»
Il governatore lancia senza simboli la volata per il bis in Piemonte: «È il mio ultimo impegno»
TORINO Per farcela servirebbe un miracolo, quello che lui stesso, immedesimandosi nella maschera popolare torinese, chiama «il miracolo di Gianduja». Certo, assicura Sergio Chiamparino, questo «è l’ultimo impegno politico della mia vita». E anche se dice di «sperare che sia coronato dal successo», il governatore uscente del Piemonte sa di trovarsi davanti a un «ultimo chilometro» tutto in salita. Il centrodestra è dato in grande vantaggio, quasi prossimo al traguardo, da tutti i sondaggisti, sebbene la Lega di Matteo Salvini non abbia ancora sciolto le riserve sul candidato: un compito che, al momento, dovrebbe toccare all’eurodeputato di Forza Italia dal passato leghista, Alberto Cirio.
Per Chiamparino, insomma, «non resta altro da fare»: «Per questo ultimo chilometro mi tocca alzarmi sui pedali e tirare la volata usando tutto il fiato che ho». La corsa finale del sindaco che fece le Olimpiadi di Torino 2006 per un secondo mandato alla guida della Regione Piemonte è iniziata ieri, davanti a una platea di mezzo migliaio di parlamentari, sindaci, dirigenti e semplici militanti di centrosinistra, tutti chiamati a raccolta nel salone di quello che un tempo era il dopolavoro della
Dobbiamo reagire a chi ha nella sua bandiera il no a cose che per noi sono fondamentali
Michelin, nel cuore di una delle «barriere operaie», i quartieri torinesi dell’industria del Novecento. Unico segno distintivo: nessun distintivo.
I simboli di partito, a cominciare da quello del Pd, sono stati messi da parte per espressa volontà di Chiamparino. Il tentativo è di coinvolgere la società civile, ma per ora resta sulla carta. E anche se il governatore non è riuscito a convincere i suoi a presentarsi agli elettori in un’unica lista senza insegne, per il momento sui manifesti (ancora rari, per la verità) compare un solo slogan, quello del «Sì». Sì all’alta velocità Toristo no-lione, certo. Ma anche «a tutte quelle infrastrutture a noi vicine, come l’autostrada Asti-cuneo, che il Piemonte aspetta da tempo».
È questo il «Piemonte che dice sì» al centro del manife- elettorale di Chiamparino. Un programma che spera di sottrarre alle mire della Lega, accusata di avere «a cuore altre Regioni del Nord» e di «usare la paura per governare». Una Lega alleata con il M5S («il partito dei No», lo definisce Chiamparino) che insieme formano «un combinato disposto che può essere letale per il Piemonte» e che «rischia di metterlo in un angolo». Quando, invece, sostiene il governatore uscente, facendo appello all’orgoglio subalpino, «c’è un Piemonte che lotta e non vuole arrendersi allo smarrimento».