Sanremo, polemiche e veleni sulla finale E la politica «sale» sul palco dell’ariston
Divide il primo posto di «Soldi» del rapper italo-egiziano: i dubbi di Salvini, le congratulazioni di Sala
Isoardi
Il tweet di Isoardi: «È la prova che l’incontro di culture differenti genera bellezza»
SANREMO Il più veloce è stato Matteo Salvini: «Mahmood... mah... Io avrei scelto Ultimo». La risposta più pungente gli è arrivata proprio dalla ex fidanzata Elisa Isoardi: «È la dimostrazione che l’incontro di culture differenti genera bellezza». Benvenuti nel Paese che si divide su tutto. La vittoria del milanese Alessandro Mahmoud (la grafia del cognome è diversa da quella del nome d’arte) a Sanremo smuove commenti e genera interpretazioni. Lo specchio del Paese. Chi lo vede in positivo: le differenze arricchiscono. Chi lo vede in negativo: l’invasione corrode l’identità italiana. Lui è un ragazzo che ha fatto una canzone, ma alla fine in un clima da campagna elettorale permanente non si discute se il brano sia bello o meno, ma si fa il test del dna al suo sangue misto (la madre è sarda e il padre egiziano).
Il sindaco di Milano Beppe Sala è orgoglioso, ancora una volta la città si dimostra avanti: «Sono molto contento. Mahmood viene dal Gratosoglio (un quartiere popolare di Milano, ndr). Lo cercherò e certamente lo inviterò a Palazzo Marino, perché obiettivamente è anche un bellissimo esempio di integrazione».
Non ditelo a Maria Giovanna Maglie, la giornalista in predicato di prendere la guida della nuova striscia post-tg su Rai1, all’attacco delle giurie tecniche che hanno indirizzato le loro preferenze su Mahmood ribaltando così il risultato del televoto: «Un vincitore molto annunciato. Si chiama Maometto, la frasetta in arabo c’è, c’è anche il Ramadan e il narghilé, e il meticciato è assicurato. La canzone importa poco, avete guardato le facce della giuria d’onore?». Quindi precisa il significato di «meticciato»: «Combinazione di elementi linguistici o culturali di diversa provenienza o natura. In questo caso privilegiato sulla qualità di una canzone. Per il resto, il razzismo è nella testa di chi legge e vorrebbe impedire il pensiero critico».
In fondo Sanremo ha riproposto la spaccatura politica del Paese tra élite e popolo: il vincitore del Festival infatti ha ottenuto il 20,95% delle preferenze del televoto, mentre Ultimo ne ha conquistate più del doppio (48,80%). Il risultato finale però è stato ribaltato dalla giuria d’onore (gli esperti) e dalla giuria della sala stampa (i giornalisti) che hanno preferito, in entrambi i casi, Mahmood.
Anche il Movimento 5 Stelle dice la sua attraverso le parole di Di Maio e Di Battista. Il primo: «Chi sta usando la canzone che ha vinto Sanremo contro il governo sta a pezzi. E lasciatemelo dire, fa un favore a questo governo». Il secondo: «A me scandalizza che la politica sia entrata a Sanremo, mi scandalizza che oggi ci sono molti tipi di razzismo, esistono pure dei razzisti che utilizzano la vittoria di un cittadino italiano per ragioni elettorali».
Mahmood è strattonato a destra e a sinistra, il suo pensiero va dritto per dritto: «Sono nato a Milano e sono un ragazzo italiano al 100%». Fine del dibattito. Ermal Meta — che Sanremo l’ha vinto l’anno scorso con Fabrizio Moro — gli va in soccorso: «A tutti coloro che dicono che la vittoria di Mahmood sia una vittoria politica: non buttate mer... su una cosa bella. La musica non ha passaporti, quello di Alessandro è italiano. E anche se non lo fosse, chi se ne frega».
In mezzo alle polemiche, chi di qua, chi di là, arriva la benedizione del cardinale Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura che ha twittato alcuni versi del brano di Mahmood: «Ieri eri qua ora dove sei papà / Mi chiedi come va come va come va / Sai già come va come va come va».
L’altro fronte di polemica lo ha aperto il presidente della Rai Marcello Foa che non ha gradito il modo in cui Bisio ha trattato il tema del rapporto padri-figli nel monologo tratto da libro di Michele Serra: «Non mi sono ritrovato in quelle parole come credo la maggior parte dei padri italiani. Caratterizzare il rapporto tra padri e figli in maniera un po’ qualunquista non fa onore ai tanti splendidi ragazzi italiani che animano questa società e ai tanti bravissimi padri». Bisio non condivide, ma non polemizza: «Io mi ci riconosco pienamente, secondo me è uno spaccato emozionante».