La rabbia dei Cinque Stelle E c’è chi pensa a un incidente per far cadere il governo
Le battute sull’alleato «che ci usa e ci butta via»
ROMA Prima lo sconforto per i tanti sforzi fatti in Abruzzo, ripagati da «ignoranza e servilismo», come spiegava ieri una pagina fan di Sara Marcozzi. Poi la rabbia per «Salvini che ci usa e ci getta via», come ha spiegato bene il deputato M5S Giorgio Trizzino. Nel Movimento l’umore è nerissimo, i nervi a fior di pelle. I peones sono in subbuglio. L’opposizione che fa capo a Fico rumoreggia. Tutti chiedono, e otterranno, l’alleanza con le liste civiche, nelle prossime elezioni locali. Ma non basta. Nel quartier generale dei 5 Stelle si prova a mantenere la calma. Ma anche la fredda razionalità finisce per far diventare concreta una tentazione che cresce ogni giorno: fare in modo che questo governo imploda, che la strana coalizione si spezzi quanto prima, persino prima delle Europee. E poi tornare a fare opposizione, collocazione naturale dei 5 Stelle. È un ragionamento che corre sul filo, che coinvolge Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, Alessandro Di Battista e Beppe Grillo.
La linea ufficiale è: si va avanti. Ma nessuna decisione è presa. Anche perché è la classica situazione «lose-lose»: perdente in tutti i casi. «Se restiamo in coalizione — riflettono nel Movimento — finiamo per farci drenare i voti da Salvini. Alle Europee ci arriviamo esangui, magari sotto il 20 per cento». È quello che esponenti ragionevoli come Emilio Carelli ripetono da tempo, inseguire Salvini snatura il Movimento, disorienta gli elettori: «Riflettiamo sugli errori, cambiamo rotta». Ma è tardi, ormai il danno è fatto.
Rompere a Palazzo Chigi avrebbe un costo pesante. Vorrebbe dire far crollare tutti i progetti identitari dei 5 Stelle, a partire dal reddito di cittadinanza; passare sul banco degli imputati come forza irresponsabile; e dare a Salvini un’arma formidabile per ricostruire il centrodestra.
A meno che, ragionano i vertici, non si crei un incidente che impedisca al governo di andare avanti, facendo ricadere la colpa sulla Lega. Le occasioni non mancano. C’è la questione Tav, dove il muro contro muro è a livelli di guardia e dove il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i 5 Stelle. E c’è l’autorizzazione Su Corriere.it Tutte le notizie di politica con gli aggiornamenti in tempo reale, le fotogallery, i video, le analisi e i commenti a procedere nei confronti di Matteo Salvini. I no al processo potrebbero cambiare. Un incidente su questo tema potrebbe far saltare i nervi a Salvini. È un gioco complicato, rischioso, anche perché il leader della Lega è un politico consumato e difficilmente resterà con il cerino in mano.
Poi c’è la naturale resistenza di dirigenti e parlamentari a mollare un governo che, cadendo, potrebbe segnare la fine anticipata della legislatura. Ma anche su questo un accordo verbale con Casaleggio e Grillo, già siglato, risolve il problema: nel caso di fine anticipata della legislatura prima dell’inverno prossimo, si concederebbe a tutti la possibilità di ricandidarsi.
Non poco, per un Movimento che dovrebbe ricominciare daccapo, con una nuova classe dirigente. Con Di Maio, se si vuole ritentare la strada del governo. O con Di Battista, nel caso si torni a combattere.
I rischi
Rompere a Palazzo Chigi avrebbe un costo pesante. A meno che non ci sia un’occasione