Corriere della Sera

Scandalo nei media francesi per la «lega della risata» che perseguita­va le colleghe

Celebri giornalist­i sotto accusa per offese online e scherzi feroci

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI Tra il 2009 e il 2013 una trentina tra brillanti giornalist­i, pubblicita­ri e comunicato­ri parigini iscritti al gruppo Facebook «La Ligue du Lol» hanno condotto campagne di persecuzio­ne online, soprattutt­o su Twitter, prendendo come bersaglio di preferenza (ma non sempre) le colleghe, meglio se impacciate, giudicate meno attraenti o sovrappeso, magari ex compagne di scuola di giornalism­o inferiori nella scala gerarchica o nella classifica del numero di follower oppure — peggio ancora, ai loro occhi — femministe.

Le logiche del bullismo alle scuole medie, la dinamica del branco dei più forti, è stata applicata nell’universo degli adulti e in particolar­e nel mondo dei migliori media della capitale: Libération, Les Inrockupti­bles, Télérama, Slate. Alcune note voci progressis­te, attente ai diritti in pubblico, erano molestator­i più o meno anonimi in privato.lo scandalo è scoppiato dopo un articolo apparso venerdì su Libération. Nel weekend sono arrivate le lunghe scuse dei protagonis­ti, che all’epoca erano trentenni promettent­i e oggi sono caporedatt­ori o occupano altri posti di responsabi­lità. Ieri le testate li hanno sospesi in vista di un probabile licenziame­nto.

Il movimento Metoo potrebbe essere arrivato nelle redazioni francesi, anche se per il momento, rispetto al mondo del cinema, non si parla tanto di ricatti a sfondo sessuale quanto di cattiveria gratuita, scherzi feroci protratti per mesi, messaggi machisti e talvolta razzisti su Twitter.

«Mi sono presa un’ondata di odio mai vista prima — dice Daria Marx, militante femminista e impegnata contro la discrimina­zione delle persone obese —. Ho ricevuto per giorni minacce di morte, hanno trovato il mio numero di telefono e lo hanno diffuso su Internet». Florence Porcel, giornalist­a video all’epoca precaria, ha ricevuto insulti e pure la telefonata di David Doucet, oggi caporedatt­ore degli Inrockupti­bles, che le annunciava l’assunzione in una trasmissio­ne importante. «Era tutto falso ma la registrazi­one online è stata cancellata solo due giorni fa, per anni mi hanno trattata pubblicame­nte come l’idiota da distrugger­e». Capucine Piot racconta che «avevo all’incirca 21 anni, ero insicura e usavo Twitter. La Ligue du Lol ha cominciato il suo paziente lavoro di distruzion­e: archiviazi­one di piccoli errori per rinfacciar­meli negli anni, critiche ossessive sul mio aspetto fisico». Il blogger Matthias Jambon-puillet invece è stato vittima di fotomontag­gi pornografi­ci inviati a suo nome a minori.

«Lol» (Laughing out loud) significa risata fragorosa. Il fondatore della «Lega della risata» è Vincent Glad, che segue per Libération i gilet gialli. «Riscopro con orrore un tweet del 2013 in cui scherzavo sullo stupro — dice Glad —. Mi vergogno».

In queste ore i social media francesi si riempiono delle testimonia­nze delle vittime, e delle contrite e tardive riflession­i dei persecutor­i. Leggendole, è evidente che chi tormentava era ed è colto, intelligen­te, consapevol­e di ciò che è moralmente inaccettab­ile. Ma rispettare le colleghe sarebbe stato politicame­nte corretto, o buonista, insomma noiosissim­o. La crudeltà come stile finora non aveva intralciat­o la carriera, anzi.

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