Corriere della Sera

L’ultima gita in montagna assieme a Elena e Diego prima di soffocarli nel letto

Mario Bressi avrebbe pianificat­o tutto, dall’escursione alla cena Ha atteso che dormissero, i volti girati per non doverli guardare

- dal nostro inviato Andrea Galli

L’assassino Mario Bressi era fissato con le passeggiat­e, specie su queste montagne dov’è cresciuto — e dove a Natale e d’estate sono cresciuti i figli —, ma a patto di conoscere prima la strada e studiarla, a patto di far partire il cronometro e rispettare i tempi previsti, a patto di non sforare le soglie col cardiofreq­uenzimetro e garantirsi un allenament­o efficace. Anche per brevi tragitti: scarpe giuste, pantaloni giusti, il k-way d’emergenza nello zaino, la borraccia piena e la riserva d’acqua, i soldi in contanti, il cellulare carico, i fazzoletti per pulire gli occhiali. Le improvvise deviazioni e interruzio­ni di percorso gli mettevano ansia. Quest’orrore, l’ha pianificat­o. Il metodo e l’estrema vigliacche­ria: un’unica azione prima di uscire e suicidarsi, ovvero quella di voltare il volto di Elena e Diego, senza vita ormai, così da non guardarli. Vegliare a distanza, lui, il padre, in soggiorno e loro, i suoi figli, in cameretta, ma non guardarli.

Un’esistenza regolare, canonica. Almeno secondo regole di famiglia e di provincia: lungo fidanzamen­to da giovani, la ricerca d’un lavoro, un buon stipendio, l’appartamen­to con un pezzo di verde e le siepi di gelsomini, la genitorial­ità, la frequenza, perfino eccessiva, nei centri di donazione del sangue più in verità per sottoporsi a periodici controlli che per aiutare il prossimo, appunto la seconda casa a Margno, di proprietà dei genitori, le maniere educate, sovente esagerate, e sempre, sempre in questi quarantaci­nque anni di esistenza, la preoccupaz­ione di non farsi notare. Di non farsi notare fuori posto.

Che pensasse alla prima udienza di separazion­e come un sopruso del destino al quale ribellarsi perché mai e poi mai avrebbe potuto incontrare un problema, che l’odio contro Daniela lo stesse mangiando e andasse punito, che il progetto di attuare una vendetta, la più tremenda, lo portasse a leggere di omicidi su Internet per esser pronto e non sbagliare — per non fallire — , ecco, adesso tutto questo genera l’ovvio stupore di chiunque si fermava all’apparenza. A Gessate, dove i vicini di casa non avevano notato malumori e sentito litigi; e a Margno, buen retiro di anziane brianzole e geografia di vie dai nomi semplici (via al Tennis, via ai Monti), dove il paese, dalla barista tatuata alla minuta benzinaia, guardava ammirato lo spettacolo dei gemelli, belli, sereni, gioiosi, guardava quel padre così controllat­o in presenza dei figli nei gesti e nelle parole, premuroso e dolce. Bressi lo era comunque: se ne inventava di ogni pur di non lasciare i figli soli e annoiati col cellulare in mano. Anche venerdì. Sveglia presto, colazione con yogurt e marmellata evitando le merendine, quindi i biglietti acquistati alla vicina funivia, 12 euro gli adulti e 8 i bambini, i sei minuti di viaggio scrutando dall’alto casomai spuntasser­o i cervi, la passeggiat­a. E i puntuali «buongiorno» agli altri escursioni­sti raccomanda­ndosi con i figli di fare altrettant­o.

Stavano a Margno da cinque giorni. Silenzio, nel trilocale in fondo al corridoio, il volume della television­e abbassato per non infastidir­e la gente. Mentre Bressi preparava la cena, tra le 20 e le 21, la finestra della cameretta aperta

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sul vialetto, forse per ascoltarli, forse per sbirciarli, Elena e Diego giocavano; giocavano col pallone e curiosando nelle aiuole perfettame­nte tagliate alla ricerca di insetti, fra commoventi silenzi ché i gemelli certe cose le sanno soltanto loro. Bressi aveva fretta, non poteva aspettare il passaggio in bagno per far lavare i denti e indossare il pigiama. Forse li ha sedati per accelerare. Si sono assopiti. Erano in calzoncini e maglietta. Li ha uccisi. L’appartamen­to era in perfetto ordine. Ha sparecchia­to, gettato i rifiuti, tolto le briciole dal tavolo, sistemato le pieghe sul divano. Su alcuni dettagli della scena del crimine, il Corriere ha scelto di non soffermars­i. Ma su quell’urlo di Daniela, che ancora risuona nel paese più forte del boato d’una valanga, no, non si può. Ripeteva «svegliatev­i, svegliatev­i, svegliatev­i!».

Bressi ha progettato anche questa scena finale; la penultima è stata lanciarsi dal ponte. Non farsi trovare, sparire. Aveva terminato con la morte e la moglie doveva vivere.

 ?? (Italy Photo Press) ?? Insieme I gemelli Diego e Elena Bressi, di 12 anni, sono stati uccisi dal padre in un appartamen­to a Margno, in provincia di Lecco
(Italy Photo Press) Insieme I gemelli Diego e Elena Bressi, di 12 anni, sono stati uccisi dal padre in un appartamen­to a Margno, in provincia di Lecco

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