Corriere della Sera

Il cuore di New York ha perso il suo inventore

Nel 1976 realizzò uno dei loghi più noti e iconici della storia. «Fu un artista completo nel senso rinascimen­tale» Milton Glaser fece del design un’etica pop È morto a 91 anni, nel giorno del compleanno

- Di Stefano Bucci

La confession­e era arrivata nel 2016, in diretta e con molta ironia, durante uno degli Artist Talk del Cima, il Center for italian Modern art di New York: «Morandi è stato per me un maestro unico e irripetibi­le, non solo d’arte, ma anche di modestia, di generosità, di passione per le piccole cose». Citando poi i suoi quadri preferiti tra quelli del maestro bolognese: una Natura morta con caffettier­a del 1933 e una Grande natura morta scura del 1934. E quella Morte di Procri splendida tavola a olio di Piero di Cosimo databile intorno al 1495 (oggi alla National Gallery di Londra) che gli avrebbe ispirato il celebre manifesto pubblicita­rio della Valentine Olivetti (1968).

Una passione, quella per il Rinascimen­to italiano, che negli anni Novanta lo avrebbe portato a realizzare una serie di acquarelli in onore di Piero della Francesca nel cinquecent­enario della morte.

Milton Glaser, nato nel Bronx, scomparso a New York il 26 giugno (giorno del suo compleanno) a 91 anni, è stato certamente uno dei grandi graphic designer contempora­nei con il cuore, la mente e l’ispirazion­e sempre rivolti all’italia. Un’italia (con i suoi maestri, i suoi capolavori, la sua natura) che si ritrovava, rinnovata e attualizza­ta secondo l’american Style del momento, in molti suoi lavori. E, dunque, impossibil­e non trovare una traccia del Belpaese anche nei pezzi forti (quelli che lo hanno reso famoso) di Milton Glaser: il logo «I Love NY» (1976) e quello («DC Bullett») utilizzato dalla DC Comics dal 1977 al 2005; il poster da oltre sei milioni di copie di Bob Dylan (1966); le copertine per il «New York Magazine» (da lui fondato nel 1968 assieme a Clay Felker); la pittura murale per il New Federal Office Building di Indianapol­is (1974); il cono gelato ridisegnat­o per Sammontana (1980); il parco di divertimen­ti di Sesame Place in Pennsylvan­ia (1981); il simbolo della collezione di macinapepe d’autore «Twergi» per Alessi (1988); il manifesto per il «Campari Orange» (1992).

La sua passione per l’italia sbocciò nel 1951. Dopo gli studi alla Cooper Union di New York, Glaser vinse una borsa di studio per l’accademia di belle arti di Bologna, dove (finalmente) incontrò Giorgio Morandi.

Una volta tornato negli Stati Uniti, Milton fonda nel 1954 i Push Pin Studios

che dirigerà con Seymour Chwast e Edward Sorel (tra i collaborat­ori degli Studios anche altri talenti usciti dalla Cooper Union tra cui Paul Davis, John Alcorn e James Mcmullan).

Nel 1974 nacque la Milton Glaser, Inc. che di fatto attraversò con i suoi lavori tutto (o quasi) l’universo del design, spaziando dalle cinghie per raccoglier­e i libri alle cover dei dischi, dalla pubblicità alle illustrazi­oni per le riviste, mentre nel 1983 Glaser fondò la Wemg, studio grafico specializz­ato nell’editoria (tra le sue collaboraz­ioni anche quella con «L’espresso», «The Washington Post», «Fortune»).

Immediato, originale, all’apparenza semplice ma in realtà eleganteme­nte essenziale e modernissi­mo: questo era l’universo di Milton Glaser «un maestro di bottega che utilizza oggi tutte le tecniche tramandate dalla tradizione antica, uno degli ultimi grandi interpreti della manualità artigiana in campo grafico». Un universo celebrato con mostre in tutto il mondo: al Centre Georges Pompidou di Parigi come al Museum of Modern Art di New York (del 1976 è la sua partecipaz­ione alla Biennale di Venezia con la collettiva Autentico ma contraffat­to curata da Pierluigi Cerri). Nel 2009 la celebrazio­ne definitiva con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che gli consegnò la National Medal of Arts, per il suo eccezional­e contributo allo sviluppo dell’arte grafica.

«Un artista completo nel senso rinascimen­tale del termine, eclettico fino al punto di essere antico e moderno al tempo stesso — come lo definiscon­o Daniele Baroni e Massimo Vitta nella loro Storia del design grafico, Longanesi, 2006 —. Un artista capace di citare indifferen­temente Giorgio Morandi e Piero della Francesca».

D’altra parte, a proposito di Piero, nel 1992 in occasione della mostra dei suoi acquarelli realizzati per il cinquecent­esimo anniversar­io della morte del maestro di Sansepolcr­o, Milton Glaser aveva tenuto a precisare: «Non c’è nessuno come Piero, è unico. Siamo di fronte a un’intelligen­za sublime. Niente in lui può essere alterato o mutato, è inevitabil­e come se ce lo avesse dato proprio la natura».

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A sinistra: Milton Glaser (1929-2020); a destra: il poster per Bob Dylan (1966); ancora più a destra, dall’alto: il logo «I Love New York» (1976) e il manifesto per la Valentine della Olivetti (1968).
È appena uscito per l‘editore Orecchio acerbo il libro per bambini L’elefante più piccolo del mondo, con testi di Alvin Tresselt e le illustrazi­oni di Milton Glaser (pp. 33,
13,50)
Immagini A sinistra: Milton Glaser (1929-2020); a destra: il poster per Bob Dylan (1966); ancora più a destra, dall’alto: il logo «I Love New York» (1976) e il manifesto per la Valentine della Olivetti (1968). È appena uscito per l‘editore Orecchio acerbo il libro per bambini L’elefante più piccolo del mondo, con testi di Alvin Tresselt e le illustrazi­oni di Milton Glaser (pp. 33, 13,50)

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