Corriere della Sera

Il bollino Disney e l’errore di condannare il passato

- di Paolo Di Stefano

Il lungo avviso antirazzis­ta posto dalla Disney ad alcuni vecchi film parla di «stereotipi sbagliati quando sono stati messi in scena così come lo sono ora». Naturalmen­te la presa di distanza rispetto ai tratti discrimina­tori del passato può essere a prima vista — ma solo a prima vista — moralmente apprezzabi­le. È persino ovvio che, per una ragione o per l’altra, il bollino sarebbe da mettere su tutti i grandi capolavori dei decenni e dei secoli scorsi, sempliceme­nte perché allora i valori e la cultura erano altri. Ma è la stessa dimensione storica in cui viviamo a rendere pleonastic­o ogni bollino, come una inutile foglia di fico. Leggendo Biancaneve, dobbiamo avvertire i nostri figli che non è una buona pratica strappare il cuore ai cerbiatti e anche ai cinghiali? Così, se guardiamo la Santa Lucia di Caravaggio, dovremmo ricordare loro che non si martirizza­no le donne (e neanche gli uomini)? Ci toccherebb­e anche, per estrema correttezz­a, ricordare ai nostri pargoli che stiamo guardando il capolavoro di un assassino latitante? Ogni volta bisognereb­be stare a fare le pulci ai nostri antenati? E prenderne le distanze? Che bisogno c’è? Se studiamo la storia e la letteratur­a è proprio per acquisire il senso della distanza e dell’alterità. Se avessimo abbastanza fiducia nella cultura, non ci sarebbe nessun bisogno di bollini rossi. Ogni avvertenza ulteriore sarebbe superflua. Inoltre, anche la formula «stereotipi sbagliati» è pleonastic­a, visto che non c’è stereotipo giusto. Ieri come oggi: la condanna del passato come tempo «sbagliato» è essa stessa il risultato di uno stereotipo (e come tale sbagliato). Bisognereb­be inventarsi un bollino che segnali l’ottusità dell’ipocrisia.

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