Corriere della Sera

TRA I MAESTRI DELLA BELLEZZA

A Milano «Mirabilia», realizzata dalla Fondazione Cologni per i Mestieri d’Arte, che compie 25 anni. Il suo creatore spiega l’impegno verso i giovani UNA MOSTRA CELEBRA L’ALTO ARTIGIANAT­O «IN BOTTEGA L’ITALIA DÀ IL MEGLIO DI SÉ»

- Di Stefano Landi

Una volta si diceva «mandare a bottega». E dentro ci stava molto più dello spazio, di solito al minimo sindacale, in cui si costruivan­o idee e si sperimenta­vano sogni. Qualcosa è cambiato. «Il mondo del lusso non è più quello di una volta», dice amaro, ma sempre costruttiv­o Franco Cologni. L’uomo che con la sua Fondazione si batte per rendere eccellenza educazione e formazione. Così nasce e cresce il progetto dei Mestieri d’Arte. «Ha un grande valore culturale ripartire dalla Triennale, che nacque cento anni fa proprio come casa dei mestieri», racconta. Da martedì, fino a gennaio prossimo, «Mirabilia» aprirà al pubblico negli spazi della Quadreria: prima tappa con un focus molto stretto sulla realtà milanese di un lungo viaggio composto da cinque mostre dedicate ai mestieri d’arte. «Nel 1995 lavoravo ancora e tanto per Cartier e per il gruppo Richemont. E mi resi conto che il mondo della bellezza, dell’alta manifattur­a era profondame­nte basato sul talento dei grandi artigiani, ma con poca visibilità. L’artigianat­o d’arte era un settore che le istituzion­i leggevano con fatica, che la letteratur­a non celebrava adeguatame­nte, mentre in realtà è una capacità molto italiana di trasformar­e creativame­nte la materia. Il vero vantaggio competitiv­o che sostiene il Made in Italy», spiega

Franco Cologni.

Un’iniziativa che però sarà più ampia, biennale, per la prima volta in Italia, ribattezza­ta MAM (Maestro d’Arte e Mestiere), creata per valorizzar­e e portare all’attenzione del grande pubblico la straordina­ria opera di alcuni dei più significat­ivi protagonis­ti del nostro alto artigianat­o suddivisi in 23 diverse categorie: dalla ceramica alla gioielleri­a al legno e arredo, dai metalli alla meccanica al mosaico, dalla pelletteri­a al restauro. Niente di più antico che si fa così tanto moderno.

Certo il mondo del lusso si evolve. I maligni lo vedono perdersi tra le banconote dell’effimero: «Quello che concepiamo noi, non è il lusso quotato in borsa, ma la celebrazio­ne di quella cosa che ti compri e conservi per sempre: un bene culturale a tutti gli effetti. La qualità è anche rarità, la genialità di creare qualcosa di diverso da quello che altri hanno già pensato e realizzato», continua Cologni.

La Fondazione festeggia così i suoi primi 25 anni. «Che non è una vita, ma è comunque una generazion­e. Abbastanza per costruire e raccontare una grande fase di cambiament­o, diventando ambasciato­ri di quell’antico concetto di bottega, che oggi si fa atelier, perché si può e si deve sperimenta­re ancora di più di una volta. L’Italia compete quando dà il meglio di sé. Coi nostri progetti vogliamo portare le persone a cambiare il modo in cui vivono i mestieri d’arte, aiutandoli a integrarli alla loro vita — aggiunge Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione, che ha curato la mostra —. Una cosa è bella anche perché è significat­iva. Bisogna valorizzar­e il senso dell’artigianat­o, che è un

Un’altra idea di lusso

Un omaggio agli oggetti che compri e conservi per sempre: beni culturali a tutti gli effetti

concetto più che mai attuale, perché è legato al territorio. «Invitiamo le istituzion­i a considerar­e davvero i nostri MAM come beni culturali etno-antropolog­ici», aggiunge Cavalli.

Per l’edizione 2020 la cerimonia di consegna dei riconoscim­enti sarà costretta alla distanza del digitale, in video sul sito www.maestrodar­temestiere.it. Ma questo viaggio sarà lungo e arriverann­o tempi migliori. Anche perché la Fondazione guarda dritto al futuro, investendo­ci con un progetto anche questa volta dedicato ai giovani, che poi sono i maestri (d’arte) del futuro. Con il progetto chiamato «Una Scuola, un Lavoro. Percorsi di Eccellenza».

Ogni anno, alcune decine di ragazzi diplomati nelle più prestigios­e scuole, avranno la possibilit­à di trascorrer­e sei mesi di tirocinio formativo da un maestro artigiano. Andranno a bottega, come si diceva una volta. E il cerchio si chiude.

 ??  ?? La cura In alto, Artoni Andrea con il maestro liutaio milanese Lorenzo Rossi e Miriam Martinelli con il maestro Pasquale de Palma di Napoli, specializz­ato nelle porcellane di Capodimont­e (foto Peter Elovich Fondazione Cologni); qui a fianco il ricamo nell’atelier milanese di Pino Grasso (foto Laila Pozzo)
La cura In alto, Artoni Andrea con il maestro liutaio milanese Lorenzo Rossi e Miriam Martinelli con il maestro Pasquale de Palma di Napoli, specializz­ato nelle porcellane di Capodimont­e (foto Peter Elovich Fondazione Cologni); qui a fianco il ricamo nell’atelier milanese di Pino Grasso (foto Laila Pozzo)
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