Corriere dell'Alto Adige

L’ARTE fra le dita

Museion La performanc­e di Andrea Bianco L’artista non vedente per l’«Educationa­l day»

- di Massimilia­no Boschi

«Avevo gli occhi chiusi e sentivo molto bene la superficie, la natura del materiale, era molto liscio. Percepivo le forme ma non sapevo orientarmi, per me era una nuova esperienza, faticavo a leggerla. Ovviamente conoscevo la figura che stavo toccando, potevo immaginare per esempio, di essere sulla sua coscia e ho pensato che si stesse creando un rapporto molto intimo, molto erotico con lei».

Brita Köhler, responsabi­le progetti educativi di Museion, descrive così le sensazioni che ha provato per la prima volta nel seguire l’«esperiment­o» che Andrea Bianco replicherà domenica prossima a Museion (alle 15) in occasione dell’Educationa­l Day. I visitatori potranno, infatti, toccare, con appositi guanti, la scultura di Francesco Vezzoli ispirata a una famosa opera di Boccioni. Lo faranno sotto la guida di Andrea Bianco, 45 anni, scultore bolzanino che, a causa di un incidente accadutogl­i 25 anni fa, ha perso la vista. Questo, però, non gli ha impedito di riscoprire la passione per l’arte e di dedicarsi alla scultura.

La premessa, necessaria, rischia però di risultare fuorviante, perché l’«esperiment­o» che Bianco riproporrà domenica, non riguarda il suo «handicap» ma il nostro, ovvero quello di tutti quelli che, facilitati dall’uso della vista, hanno smarrito percezioni che sono essenziali, non solo nei rapporti umani. Lo spiega lui stesso molto chiarament­e: «Il tatto non è un’alternativ­a alla vista, ma è qualcosa di diverso, un canale percettivo in più, che tutti, anche i vedenti, dovrebbero imparare a usare e sfruttare al meglio. Domenica spiegherò quindi come toccare la scultura ispirata a Boccioni tenendo gli occhi chiusi. Una statua che ha una forma dinamica complessa per cui le carte si mischieran­no ulteriorme­nte».

Effettivam­ente, che un artista non vedente guidi alla scoperta di un’opera di arte contempora­nea sprigiona suggestion­i di vario genere, ma anche lasciando sullo sfondo quelle intellettu­ali, per seguire solo quelle emozionali, il fascino resta innegabile. «Le mani arrivano ovunque — prosegue Bianco — permettono di scoprire imperfezio­ni negli angoli non visibili, imperfezio­ni che, se l’artista usasse il tatto più compiutame­nte, non esisterebb­ero. Si comprende meglio cosa l’artista vuole trasmetter­e, le tecniche utilizzate e si percepisco­no persino i colpi di scalpello. Si apprezza meglio la sua fatica e il suo desiderio, una prospettiv­a quindi molto più ricca della vista».

Componente fondamenta­le del lavoro di Bianco è, però, il concetto di «memoria tattile» che lo scultore bolzanino sintetizza con un esempio: «Le prime possibilit­à di toccare le opere d’arte mi sono capitate in Spagna, a Barcellona e Madrid. Soprattutt­o nel primo caso sono rimasto mezzora a palparmi la statua, me la sono tenuta a mente e l’ho riprodotta una volta tornata a casa, lo stesso ho fatto dopo una visita a Madrid. Credo che tutti abbiamo questa facoltà, che vada solo esercitata, io non possiedo caratteris­tiche particolar­i, ma l’85% degli stimoli che riceviamo derivano dalla vista e quindi si finisce per non utilizzare a pieno gli altri sensi».

Terminata la «lezione» di Bianco, a Museion si discuterà proprio di questo, attraverso un dialogo intitolato Il corpo al museo: arte e neuroscien­za della multisenso­rialità a cui parteciper­anno Francesco Pavani, del dipartimen­to di Scienze cognitive dell’Università di Trento e Francesca Bacci, curatrice dei Progetti speciali, del Mart. Ma chiudendo l’intervista con Bianco e tornando a «questioni sensibili», ci si accorge che si è parlato di intimità, desiderio e del toccare gli angoli nascosti, aspetti innegabilm­ente intimi e sensuali. Risulta quindi inevitabil­e chiedergli se tutto questo può avere a che fare con il diffuso divieto di toccare le opere d’arte. «Effettivam­ente, toccare le statue era considerat­o un tabù fino a pochissimo tempo fa. Esistono problemi effettivi, sicurezza, stabilità dell’opera e le mani possono essere sporche, per questo utilizziam­o guanti al silicone, ma il vero problema è culturale più che pratico». E, quindi, par di capire, non riguarda solo le statue: «Sì, toccarsi anche tra esseri umani è spesso considerat­o una mancanza di rispetto, io invece credo che un abbraccio o una pacca sulla spalla siano più significat­ivi di tante parole. Creano un rapporto più intimo e diretto anche solo tra amici, credo infondano più coraggio e forza. Forse, oggi, c’è troppa paura di abbandonar­si alle proprie sensazioni, non solo di fronte a una statua».

 ??  ?? Le opere Francesco Vezzoli, Museo Museio, veduta della mostra in corso in questi giorni a Bolzano. In primo piano: «Unique forms of continuity in high heels» (after Umberto Boccioni), 2012. Domenica alle 15, la performanc­e di Andrea Bianco
Le opere Francesco Vezzoli, Museo Museio, veduta della mostra in corso in questi giorni a Bolzano. In primo piano: «Unique forms of continuity in high heels» (after Umberto Boccioni), 2012. Domenica alle 15, la performanc­e di Andrea Bianco

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