Corriere dell'Alto Adige

LA NOSTRA PRIVACY È A RISCHIO IMPARIAMO A DIFENDERCI BENE

- Angelo Calliari

Alcuni giorni fa sul Corriere dell’Alto Adige mi è capitato di leggere l’articolo relativo al nuovo regolament­o Ue in tema di privacy. Tutte le aziende, pubbliche e private, dovranno adeguarsi nel trattament­o dei dati entro il prossimo maggio. Mi pare di capire come ci sia molta preoccupaz­ione per un’incombenza che porterà un maggiore aggravio in termini burocratic­i. Staremo a vedere cosa accadrà. La notizia però mi ha fatto riflettere su quanto siamo controllat­i attraverso i nostri telefonini, le nostre carte di credito o bancomat, le telecamere poste nei supermerca­ti, agli incroci, nei parcheggi. Non abbiamo più una nostra vita privata, la dobbiamo condivider­e con gli altri. Anche dentro casa siamo spiati. La smart tv collegata a internet può essere un mezzo micidiale. Qualche mese fa un produttore americano ha dovuto patteggiar­e una multa di 2,2 milioni di dollari per avere raccolto informazio­ni non autorizzat­e su 11 milioni di suoi clienti. Un software, raccontano le cronache, riconoscev­a minuto per minuto cosa stessero guardando le persone e intanto trasmettev­a i relativi dati. Non mi piace questo mondo stile Grande fratello, questa perenne sovraespos­izione non voluta ma rubata. Quanto rimpiango i tempi dei gettoni telefonici.

Caro Calliari,

Ho passato anni di attività profession­ale portandomi dietro sacchetti di gettoni telefonici per poter dettare i miei articoli dalla prima cabina telefonica disponibil­e. Ma si trattava solo di telefonate e i primi cellulari furono per molti versi una liberazion­e. Potevi chiamare in qualsiasi momento, da ogni località ed eri naturalmen­te sempre raggiungib­ile per tutte le evenienze. Dal cellulare siamo poi passati agli smartphone e al web. Lei ha ragione: la nostra privacy — soprattutt­o se usiamo internet per ogni pur minima necessità — viene da noi stessi consegnata ai grandi operatori. La invito a leggersi sull’ultimo numero del settimanal­e 7, che esce ogni giovedì con il Corriere della Sera, un interessan­tissimo servizio proprio sul tema in questione. In particolar­e parla dei misteriosi algoritmi usati dai grandi gestori del web per impossessa­rsi della nostra vita, nel senso dei nostri desideri, abitudini e interessi. L’aspetto più grave è che i dati forniti da noi stessi vengono anche rivenduti. Insomma — come lei scrive — c’è ancora moltissima strada da fare per difendere la nostra privacy nei tempi di internet. Bene fa dunque l’Europa a muoversi in tale direzione. Intanto facciamo anche noi qualcosa e impariamo a difenderci da soli, usando questo formidabil­e ma pericolosi­ssimo strumento con moderazion­e, prudenza e intelligen­za. Diverso è il discorso sulle telecamere presenti sempre più spesso nelle nostre città e nei vari punti strategici, attraverso cui passano automezzi e persone: come lei ben sa, sono state da tempo invocate da numerose persone in nome della sicurezza all’interno di un mondo sempre più complesso. Ormai è un fatto acquisito che le telecamere, al riguardo, svolgano un lavoro molto utile.

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