Corriere dell'Alto Adige

Cotogno, già noto ai Romani Come coltivarlo e curarlo

- di Martha Canestrini angolodeig­iardini@gmail.com

Alcuni cenni pratici sulla coltivazio­ne della Cydona, il cotogno: la pianta appartiene alla famiglia delle Rosaceae, è parente stretta della Chaenomele­s japonica, noto arbusto decorativo, dalla fioritura precoce. Il cotogno è un alberello dai rami sottili con foglie grigie nella parte inferiore, verde spento su quella superiore. È arrivato in Europa con le carovane delle spezie e della seta, era noto già ai Romani. I fiori sono molto grandi e leggerment­e rosati, amatissimi dagli insetti; la pianta fiorisce copiosamen­te, non sfigura in un giardino che vuol essere solo decorativo. Anche i frutti dorati sono bellissimi. Il loro uso spazia da quello culinario alle cure di bellezza e alla medicina naturale. Non commestibi­li se crudi sono perfetti per gelatine, cotognata, o cotti a pezzi in acqua e zucchero per conserve e per dar profumo ad alcuni dolci. L’albero ha un aspetto leggerment­e contorto e cresce lentamente: è adatto per giardini piccoli. Non richiede potature. Si tolgono, al tempo della raccolta solo quei rami che impediscon­o alla chioma di crescere ariosa. Raggiunge la sua massima espansione dopo dieci anni. Sopporta con coraggio siccità protratte.

Si pianta in autunno a radice nuda, e fino all’attecchime­nto si mantiene (anche d’inverno) il terriccio leggerment­e umido per non far seccare le radici. Se il terreno però resta costanteme­nte umido, i frutti diventeran­no legnosi. La pianta a radice nuda ha un vantaggio su una coltivata in vaso (preferita dai clienti dei vivai): attecchisc­e subito senza grandi cure, senza bisogno di terra particolar­e o di compost, la buca deve avere solo la circonfere­nza delle radici con un paio di centimetri d’aggiunta. La pianta in vaso invece ci mette alcuni anni per acclimatar­si e formare le prime radici fuori contenitor­e, la buca deve essere il doppio della circonfere­nza del medesimo, e va riempita con terriccio da giardinier­e o compost ben maturo. L’albero va interrato, come tutti i nuovi impianti di alberi, solo fino al colletto, dove cominciano le radici.

Le malattie sono rare. Attacchi di monilia si possono arginare con poltiglia bordolese. Siccome le radici crescono in orizzontal­e, superficia­li, il cotogno ha bisogno di un tutore profondame­nte infisso nel terreno, in modo che non si muova col vento. Il frutto in alcune varietà contiene dei sassolini, cellule indurite, che non cambiano né il sapore né la qualità dei prodotti derivati. Anche la peluria sulla buccia non incide e sparisce quando il frutto è maturo. La Turchia è oggi la maggior produttric­e di cotogne. In tempi antichi, viaggiator­i e marinai cuocevano le cotogne nel miele: il risultato si chiamava Melimelon e forniva una riserva di cibo che durava nel tempo. È l’origine della parola «marmellata», l’hanno usata per primi i portoghesi.

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