LAZIO, UNA SCELTA FELICE E LA GESTIONE DEL CASO MAURICIO
Sono le scelte che facciamo quando arriviamo davanti a un bivio a definire chi siamo. (Dexter Morgan in “Dexter”) - Il poliziotto-killer della celebre serie televisiva oltre che seminare cadaveri sa anche dispensare perle di saggezza. E Stefano Pioli dev’essere un suo seguace se è vero che davanti al bivio la sua Lazio ha saputo scegliere la strada giusta e definire la propria identità. Squadra vera, squadra di rango, squadra da posti di prima fila. - Il bivio si biforcava domenica scorsa sulla strada di Verona: da una parte la vittoria e la prospettiva di un campionato d’avanguardia, dall’altra la non vittoria e l’incubo di una stagione da comprimario. Con tutto ciò che (di brutto) ne consegue. - Una terza sconfitta in trasferta (quarta se aggiungiamo Leverkusen, quinta se risaliamo a Shanghai) non sarebbe stata digerita da nessuno. Malumore crescente dei giocatori, nervosismo della dirigenza, contestazione della tifoseria, interrogativi giornalistici: chi al posto di Pioli? - Insomma poteva scatenarsi la bufera e invece è spuntato il sole. A Roma è così, nero o bianco, le sfumature di grigio sono previste solo nei pornoromanzi. - Stavolta – e lo avevo messo per iscritto – Verona era davvero un bivio decisivo. E ha ragione Dexter Morgan: prendere una strada o l’altra definisce chi siamo. E ora la Lazio sa di poter recitare nel campionato un ruolo da protagonista. - Per la prima volta nella stagione, a Verona ho visto (beh, intravisto) la bella Lazio della stagione passata: corsa, pressing, ribaltamenti veloci. Accenni del Felipe che incantò, risvegli di Parolo e di Lulic, lampi decisivi di Keita. E Biglia… - I timori c’erano, timori che Biglia fosse stato buttato nella mischia troppo presto, che il muscolo offeso non fosse ancora del tutto a posto. Invece l’argentino sembrava non fosse mai uscito. Con il metronomo in vena, lo svuotamento dell’infermeria e i correttivi di Pioli, sognare non è mica da sognatori incalliti. - Già, perché questa Lazio ha saputo rialzare la testa senza l’apporto di alcune pedine fondamentali: De Vrij, Candreva, Klose. Questo significa che la rosa è ampia e valorosa, che i sostituti son più che validi, che Tare ancora una volta avrebbe avuto l’occhio lungo. Ma tutto questo genera anche un rimpianto: che Lazio sarebbe stata se Lotito avesse messo mano al portafoglio? - Con il livellamento cui stiamo assistendo, sarebbe stata una Lazio da…. Beh, non voglio neanche pronunciare quella parola, che però nel caso ipotizzato non sarebbe stata troppo azzardata. - Dice: con una campagna acquisti decente la Lazio giocherebbe ora in Champions. Mica so se sarebbe convenuto alla squadra e al popolo laziale. Per fare strada in Champions ci vuole ben altro. - Domani c’è il St.Etienne. Non facciamo scherzi. Lo dico alla squadra e lo dico ai tifosi. - Alla squadra. Ritmo, gamba, occhio alla gestione dell’eventuale (e auspicabile) vantaggio, un po’ il tallone d’Achille di questa Lazio. E la difesa… Ecco il problema. Due ottimi terzini di fascia (Basta e Lulic), la tremarella viene al centro. Ma che cos’ha Gentiletti? E chi dice a Mauricio che il calcio non è lotta libera? - Probabilmente Pioli avrà cercato (inutilmente) di ficcarglielo nella zucca, ma se proprio vuole schierarlo ancora, prometta ai tifosi che alla prima ammonizione lo sostituisce. Uno come Mauricio il secondo giallo lo becca al novanta per cento. - Ai tifosi: fino a ieri avete acquistato la miseria di 7.000 biglietti. Ma scherziamo?