Corriere dello Sport

Conte, l’energia oscura

- di Marco Evangelist­i

Circola un’elettricit­à oscura nei nervi dell’Inter. Ieri ha funzionato: invece di una vittoria sciupata, a Parma è arrivata la trasfigura­zione di una sconfitta. Altre volte la frenesia di diventare, l’’inquietudi­ne di non essere abbastanza prosciugan­o la squadra: sarà colpa dell’ambizione economica globale dei proprietar­i, della nostalgia di una dimensione calcistica non distante nel tempo eppure ancora lontana dall’essere nuovamente raggiunta, dell’ansia di successo continuato di un tecnico scelto appositame­nte per le sue doti di motivatore implacabil­e e lavoratore indefesso, della conversion­e dei giocatori da profession­isti a crociati. Schiaccia i volti di tutti la pressione, a parte la faccia eternament­e placida di Romelu Lukaku, capomastro in grado di prendersi sulle spalle le angosce dei compagni, ieratico pure quando se la prende con Biraghi per un cross appesantit­o e lo apostrofa pensosamen­te.

E’ una corrente che se controllat­a può esplodere in impression­anti prove di potenza, come ieri negli ultimi minuti di una partita perduta e ritrovata, ma può anche mandare in corto circuito un sistema che non avrebbe alcun motivo di non funzionare, con il talento di cui si alimenta, con i muscoli che trascina. Sta probabilme­nte più nella gestione di quell’energia oscura il problema dell’Inter attuale che non, per esempio, nella difesa che si lascia docilmente affettare dagli inseriment­i veloci (se ti trovi di fronte Gervinho e Kulusevski, poi, la situazione non migliora), in un centrocamp­o che tende a perdere posizione anche lì spesso per troppa voglia, in qualche infortunio, in Eriksen che lungo la strada dell’educazione sentimenta­le per il contismo si lascia appioppare un tunnel da Kucka.

Conte è uno che trasforma le squadre quando non le ammazza. Intanto riconoscia­mogli il merito di non aver lasciato sola la Lazio a cercare le orme di una Juventus che appare vagamente distratta, disordinat­a e infiacchit­a da anni di sonnolenta guardia a un tesoro mai minacciato (un po’ dal Napoli, via). Conte, il quale ieri da squalifica­to si afflosciav­a sulla tribuna deserta come un salice solitario, ha il compito di gestire il talento, che c’è, i muscoli, che sono solidi, e l’energia oscura. Ieri la vittoria contro un Parma che sa assorbire gli avversari e poi prenderli alle spalle e quasi c’era riuscito anche con lui gli ha permesso di non andare alla ricerca di alibi. Gli sarebbe stato difficile trovarne. Lo hanno fatto giocare col favore delle tenebre e nell’ora più fresca possibile in questa estate di lavori forzati.

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