Conte, l’energia oscura
Circola un’elettricità oscura nei nervi dell’Inter. Ieri ha funzionato: invece di una vittoria sciupata, a Parma è arrivata la trasfigurazione di una sconfitta. Altre volte la frenesia di diventare, l’’inquietudine di non essere abbastanza prosciugano la squadra: sarà colpa dell’ambizione economica globale dei proprietari, della nostalgia di una dimensione calcistica non distante nel tempo eppure ancora lontana dall’essere nuovamente raggiunta, dell’ansia di successo continuato di un tecnico scelto appositamente per le sue doti di motivatore implacabile e lavoratore indefesso, della conversione dei giocatori da professionisti a crociati. Schiaccia i volti di tutti la pressione, a parte la faccia eternamente placida di Romelu Lukaku, capomastro in grado di prendersi sulle spalle le angosce dei compagni, ieratico pure quando se la prende con Biraghi per un cross appesantito e lo apostrofa pensosamente.
E’ una corrente che se controllata può esplodere in impressionanti prove di potenza, come ieri negli ultimi minuti di una partita perduta e ritrovata, ma può anche mandare in corto circuito un sistema che non avrebbe alcun motivo di non funzionare, con il talento di cui si alimenta, con i muscoli che trascina. Sta probabilmente più nella gestione di quell’energia oscura il problema dell’Inter attuale che non, per esempio, nella difesa che si lascia docilmente affettare dagli inserimenti veloci (se ti trovi di fronte Gervinho e Kulusevski, poi, la situazione non migliora), in un centrocampo che tende a perdere posizione anche lì spesso per troppa voglia, in qualche infortunio, in Eriksen che lungo la strada dell’educazione sentimentale per il contismo si lascia appioppare un tunnel da Kucka.
Conte è uno che trasforma le squadre quando non le ammazza. Intanto riconosciamogli il merito di non aver lasciato sola la Lazio a cercare le orme di una Juventus che appare vagamente distratta, disordinata e infiacchita da anni di sonnolenta guardia a un tesoro mai minacciato (un po’ dal Napoli, via). Conte, il quale ieri da squalificato si afflosciava sulla tribuna deserta come un salice solitario, ha il compito di gestire il talento, che c’è, i muscoli, che sono solidi, e l’energia oscura. Ieri la vittoria contro un Parma che sa assorbire gli avversari e poi prenderli alle spalle e quasi c’era riuscito anche con lui gli ha permesso di non andare alla ricerca di alibi. Gli sarebbe stato difficile trovarne. Lo hanno fatto giocare col favore delle tenebre e nell’ora più fresca possibile in questa estate di lavori forzati.