RUSSELL, SONO SUBITO SCINTILLE
Si adatta a mille cambiamenti in pochi minuti, straccia Bottas a parità di macchina e fa paura ad Hamilton: e se Stoccarda rimettesse in discussione gli accordi con Lewis per il 2021?
Lewis Hamilton attraversa la prima fase del Covid e non sta bene. Certo non avrà aiutato il suo morale assistere ieri alla prima uscita di George Russell, ventiduenne prodigio della Williams chiamato a sostituirlo sulla Mercedes W11. Nuovi la macchina e i protocolli di lavoro, gli ingegneri e il groviglio leve-pulsanti sul volante (gli hanno dato quello di Lewis con un solo bilanciere per la frizione, soluzione per lui inedita), le procedure di gestione dell’elettronica e la pedaliera, il DAS e anche l’abitacolo nel quale sta stretto, alto com’è (1.85) e siccome mancava qualche centimetro per poterlo conficcare in un’auto destinata a piloti più bassi (Hamilton 1.74, Bottas 1.73) gli hanno strizzato i piedi in scarpe di due misure più strette.
Lui, neanche una piega. Alla prima uscita in pista era a un secondo da Bottas, alla seconda alla pari, alla terza ciao compagnia. Prima sessione davanti a tutti con tre decimi sul compagno, seconda sessione archiviata con sei pesantissimi decimi su Bottas, peraltro sul circuito più corto di sempre eccetto Montecarlo (giro da 54”, una cosa mai vista). Ha comunicato via radio come uno che guida quella macchina da una vita («qual è il target?», ha chiesto in più occasioni ai tecnici, cioè: che tempo devo fare in questo giro?).
Poi ha spiegato di non avere spinto troppo. «Non sono tempi rappresentativi. Devo riuscire a essere più a mio agio, trovare un assetto migliore, credo che domani (oggi, ndr) sarà diverso». Ed è scattato il soprannome: “King”, visto che ha un nome da re. Sembra abbiano cercato qualcosa che valga più di “Hammer”, martello, attribuito a Hamilton.
TRAUMATIZZATI. Sgomento. Chissà chi è rimasto più traumatizzato tra Bottas, staccatissimo in pista («giornata difficile, George è veloce») e Hamilton isolato per smaltire il virus, e non è neanche detto riesca a correre tra una settimana ad Abu Dhabi. Quando ne uscirà, tutto potrebbe essere diverso per lui. Se oggi Russell facesse la pole e domani vincesse – insomma, dovesse correre alla Hamilton – i vertici di Daimler potrebbero rimettere in discussione il nuovo contratto già definito con Lewis e che attende solo l’ultimo passaggio formale a Stoccarda.
Si accenderebbe – sempre che
Russell proceda come ha cominciato, ovviamente – una situazione paradossale in cui Bottas, il gregario, è già al sicuro per il 2021, e Hamilton, il pilota più vincente nella storia della Formula 1, non ancora. Un corto circuito che scatenerebbe dinamiche finora inimmaginabili. Certo ai vertici di Stoccarda, stressati dalle richieste ultramilionarie di Hamilton, non spiacerebbe pagare una pipa di tabacco a un pilota che consente loro di rimettere al centro dell’attenzione mondiale la macchina e di uscire dalla narrazione del vincitore seriale.
COME HAMILTON. Ma stiamo correndo troppo. Rivediamolo in azione oggi e domani questo Russell, stropicciandoci gli occhi per esser certi di non aver sbagliato. Certo questa prima giornata ha ricordato l’alba di grandi fenomeni: lo stesso Hamilton che al pronti via nel 2007, al suo debutto in Formula 1, alla McLaren accanto al celebrato campione del mondo Fernando Alonso piazzò subito nove podi consecutivi. O anche Charles Leclerc (il quale, un po’ come Russell, ha bisogno di una macchina non diversa ma più competitiva per esprimersi), presentato all’inizio dello scorso anno come l’allievo di Seb Vettel, e poi abbiamo visto con quanta autorevolezza si sia preso la Ferrari.
«Saremo tutti molto vicini in qualificazione, e la gara sarà un massacro», dichiara King George. Messaggio forte e chiaro: questo qui non scherza.
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