«L’arbitro non l’ha gestita bene Ma Gastaldello meritava il rosso»
L’INTERVISTA PAOLO CASARIN
Paolo Casarin, ex arbitro internazionale, per 7 anni designatore, ora moviolista del Corriere, a lei è mai accaduto che le abbiano dato del matto in una partita?
«In maniera così evidente mai, magari di nascosto è successo tante volte. Almeno Gastaldello si può dire che ha fatto tutto alla luce del sole». Perché è meglio così? «Non è né meglio né peggio, certo è che se lo vai a dire anche al quarto uomo ti vai a infilare in bocca al leone e a quel punto non puoi che essere espulso. Trent’anni fa sarebbe stato diverso».
Come diverso? Non sarebbe stato espulso?
«Se lo avesse detto a Lo Bello lo avrebbe preso a pugni e messo ko in mezzo al campo, ma quei tempi sono lontani, visti quelli che sono i toni esasperati di oggi presto succederà il contrario e il pugno lo tirerà il giocatore all’arbitro».
E se Gastaldello del matto lo avesse dato a lei?
«Avrei fatto come Maresca, lo avrei espulso, e basta. Gastaldello non lo conosco, non so che tipo sia, certo è che da uno esperto come lui, anche capitano, un gesto del genere come fai ad aspettartelo».
Appunto, come può accadere?
«Non ho visto tutta la partita faccio fatica a dare una risposta. Di sicuro per arrivare a questo non aveva instaurato un buon rapporto con Maresca».
E quale rapporto doveva instaurare?
«Quando ci sono tanti ammoniti e l’espulsione di un allenatore in poco più di mezz’ora vuol dire che tra l’arbitro e i giocatori è venuto meno quel rapporto di rispetto che è necessario affinché la partita viaggi sui giusti binari, a quel punto o i giocatori sterzano oppure tutto si complica».
Come è successo domenica a Bologna.
«Eh sì, quando le partite partono in questo modo diventano difficili da gestire, cominci forte e ammonisci mezzo mondo, poi per coerenza devi andare avanti con lo stesso metro perché se lo cambi hai finito di vivere. Mi sento di poter dire che la partita di Bologna è cominciata male e finita peggio. Ma il problema è a monte…». Come a monte? Perché? «Non è normale che un giocatore arrivi a dare del matto all’arbitro, non ci sta, non esiste. Io non ho contatti con gli arbitri, ma guardando quello che succede ogni domenica mi sento di poter dire che non c’è armonia tra le due anime. I rapporti sono alla base di tutto, ora ogni cosa viene ingigantita».
Lei da designatore avrebbe mandato un primo anno in A come Maresca a dirigere Bologna-Genoa dopo i veleni di Genoa-Pescara della domenica prima con l’arbitro messo in croce alla fine della partita da Preziosi?
«Se un designatore pensa in questo modo non ha più arbitri da mandare, finita la partita quella storia è chiusa, il conto non è che resta aperto. E poi Messina se ha designato Maresca per Bologna-Genoa vuol dire che lo considerava all’altezza. Comunque mi sembra che lo stesso Donadoni abbia detto che il Bologna non ha perso per colpa dell’arbitro e ciò gli fa onore, quelli di Donadoni sono i toni bassi che tutti dovrebbero mantenere».
Ha anche detto che non è uno di quelli che usano la protesta per avere poi qualcosa la partita successiva, e il riferimento a Preziosi non sembra una riflessione da scienziati.
<Sarà una considerazione che Donadoni ha fatto, ma spero che non sia così. Sbaglia chi pensa che un arbitro possa andare in campo per fare giustizia o un dispetto. La compensazione non è né una regola né una legge».
Quando ci sono tanti ammoniti e l’espulsione di un allenatore in poco più di mezz’ora vuol dire che tra l’arbitro e i giocatori è venuto meno il rapporto di rispetto