Corriere di Bologna

«Errore candidare Casini È un regalo per LeU»

«Un errore scegliere qui il fondatore dell’Udc, sarebbe un regalo a Liberi e uguali»

- B.P

«Un errore candidare Pier Ferdinando Casini qui, sarebbe un regalo a Liberi e Uguali. Contro Pierluigi Bersani invece vedrei bene un candidato come il deputato del Partito democratic­o, Andrea De Maria». Così il politologo Piero Ignazi sulla sfida tra le due sinistre a Bologna e in Emilia.

Cinque Stelle Non saranno in grado di sfondare da queste parti, lo faranno dove c’è più disagio sociale Il centrodest­ra Potrebbe vincere in alcuni collegi in Emilia dove non aveva mai vinto prima

La palla di vetro non è nelle mani dei sondaggist­i e neppure dei politologi. Ma Piero Ignazi, professore di Scienze politiche dell’Alma Mater, da attento conoscitor­e dell’elettorato di sinistra emiliano, mette comunque in guardia il Pd: «È vero che qui il partito è più forte che altrove. Ma non così forte da far votare chiunque».

Sta pensando a Casini?

«Se il centrosini­stra lo candidasse, farebbe un grosso favore a Liberi e Uguali».

Con l’ex presidente della Camera in corsa il feudo rosso bolognese può cadere?

«Certo, il suo è un nome inaccettab­ile. Non è mai stato contiguo al Pd, se non per aver sostenuto il referendum. È sempre stato un avversario. Non mi sembra San Paolo illuminato sulla via di Damasco».

Renzi, a suo avviso, starebbe quindi commettend­o un errore.

«Un doppio errore. È un’illusione pensare di poter in questo modo conquistar­e i voti moderati e trattenere quelli di sinistra. Fatta così è un’alleanza che porta solo svantaggi. Casini andrebbe candidato in zone dove il Pd è debole, tipo il Molise, e verificare se il suo nome porta un valore aggiunto. Altrimenti è una operazione di trasfusion­e di sangue e niente più».

Il Pd a Bologna dovrà vedersela anche con candidatur­e insidiose a sinistra, come quella di Bersani e di Errani. Come reagirà l’elettorato di sinistra?

«Difficile fare previsioni, si tratta di una nuova lista che si confronta con una nuova legge elettorale in nuovi collegi. Sono dirigenti noti e apprezzati ma scontano il problema di essere usciti dal partito. Il loro appeal è forte verso un elettorato più anziano, che è quello che va a votare, ma allo stesso tempo molti a sinistra sono ancora irritati per la scissione».

Quale nome il Pd dovrebbe schierare contro Bersani, quello di un dirigente con una storia simile alla sua come Andrea De Maria, un esponente prodiano come Sandra Zampa o un civico?

«Un dirigente di lungo periodo e con un forte radicament­o territoria­le, come De Maria, mi sembra la scelta più adeguata. Gli altri no».

Quanto margine hanno i 5 Stelle e il centrodest­ra per rubare qualcosa al Pd qui in regione?

«Il Movimento 5 Stelle non credo sia in grado di sfondare da queste parti. Lo farà altrove, dove c’è più disagio sociale e diffidenza nei confronti della classe dirigente. Il centrodest­ra invece può guadagnare alcune posizioni, perché la penetrazio­ne della Lega in questi anni è stata molto forte. Il centrodest­ra, che ha già preso alcuni Comuni importanti, potrebbe ottenere un risultato inedito, e vincere in alcuni collegi dove non aveva mai vinto prima».

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