«L’AVARO» IL MOLIÈRE DI BENVENUTI
Stasera al Teatro Goldoni l’attore toscano, nei panni di Arpagone, porta in scena un super classico. Con un finale decisamente diverso da quello originale, in cui il protagonista rinuncia al matrimonio pur di riavere indietro i suoi carissimi denari. Adat
Un classico senza tempo come «L’avaro» di Molière con l’aggiunta, da parte del regista Ugo Chiti che ne ha anche curato l’adattamento, di un prologo e un epilogo non presenti nel testo originale, rappresentato per la prima volta nel 1668. Questa sera, con il sessantasettenne attore e regista toscano Alessandro Benvenuti, ex Giancattivi, nei panni di Arpagone, al Teatro Goldoni di Bagnacavallo (Ra). Con un finale decisamente diverso da quello originale, in cui Arpagone rinuncia al matrimonio pur di riavere indietro i suoi carissimi denari, che a Benvenuti non andava proprio giù. «Il finale - ha dichiarato infatti l’attore - è terribile, il finale originale è una delle cose più brutte che io abbia mai visto in teatro, non avrei mai fatto in vita mia un finale di Arpagone in quel modo». Chiti ha invece scelto di andare oltre e di mostrare al pubblico il protagonista nel giardino vicino alla sua amata cassetta mentre conta i suoi averi. Nel frattempo cala la notte e inizia a piovere ma Arpagone, anziché rientrare in casa, resta nel giardino a cullare il suo denaro. Anche la scenografia rispecchia l’animo oscuro di Arpagone, con semplici sgabelli e un fondale nero, muovendosi tra ambientazione originaria e Commedia dell’Arte. «Un classico ma a modo suo - secondo l’attore di Pontassieve — e a modo mio. Il confronto con un testo così rappresentato ha spinto sia me che Chiti a scavare nei personaggi e nella struttura dell’opera per liberarla dagli stereotipi e restituirla nuova ma autentica». In una chiave quasi pop, ispirata da «una riscrittura che proietta subito il pubblico verso il cuore della vicenda e del personaggio grazie a un inedito prologo. Ma Chiti ha aggiunto anche un epilogo, che è un’acuta riflessione sulle malattie del denaro, e diversi personaggi minori cavalcando una potente sovrapposizione di sottotrame e di stili, muovendosi dalla Commedia dell’Arte alla farsa, fino a sfiorare atmosfere da fumetto». Uno spettacolo con cui il drammaturgo e regista pisano Chiti, con la sua compagnia Arca Azzurra Teatro, prosegue un lavoro di riscrittura di classici come Amleto, Decamerone e Pinocchio. Restituendo un personaggio che Benvenuti definisce «non incastrato nella drammaturgia. Un uomo che sembra non avere età, che a volte si comporta in modo irragionevole come un bambino e altre sembra il più strategico degli uomini calcolatori». Tra matrimoni combinati, equivoci, segreti e prestiti che strizzano l’occhio alla finanza contemporanea, capace di spostare capitali enormi con un semplice clic.