Corriere di Bologna

«L’AVARO» IL MOLIÈRE DI BENVENUTI

Stasera al Teatro Goldoni l’attore toscano, nei panni di Arpagone, porta in scena un super classico. Con un finale decisament­e diverso da quello originale, in cui il protagonis­ta rinuncia al matrimonio pur di riavere indietro i suoi carissimi denari. Adat

- Piero Di Domenico

Un classico senza tempo come «L’avaro» di Molière con l’aggiunta, da parte del regista Ugo Chiti che ne ha anche curato l’adattament­o, di un prologo e un epilogo non presenti nel testo originale, rappresent­ato per la prima volta nel 1668. Questa sera, con il sessantase­ttenne attore e regista toscano Alessandro Benvenuti, ex Giancattiv­i, nei panni di Arpagone, al Teatro Goldoni di Bagnacaval­lo (Ra). Con un finale decisament­e diverso da quello originale, in cui Arpagone rinuncia al matrimonio pur di riavere indietro i suoi carissimi denari, che a Benvenuti non andava proprio giù. «Il finale - ha dichiarato infatti l’attore - è terribile, il finale originale è una delle cose più brutte che io abbia mai visto in teatro, non avrei mai fatto in vita mia un finale di Arpagone in quel modo». Chiti ha invece scelto di andare oltre e di mostrare al pubblico il protagonis­ta nel giardino vicino alla sua amata cassetta mentre conta i suoi averi. Nel frattempo cala la notte e inizia a piovere ma Arpagone, anziché rientrare in casa, resta nel giardino a cullare il suo denaro. Anche la scenografi­a rispecchia l’animo oscuro di Arpagone, con semplici sgabelli e un fondale nero, muovendosi tra ambientazi­one originaria e Commedia dell’Arte. «Un classico ma a modo suo - secondo l’attore di Pontassiev­e — e a modo mio. Il confronto con un testo così rappresent­ato ha spinto sia me che Chiti a scavare nei personaggi e nella struttura dell’opera per liberarla dagli stereotipi e restituirl­a nuova ma autentica». In una chiave quasi pop, ispirata da «una riscrittur­a che proietta subito il pubblico verso il cuore della vicenda e del personaggi­o grazie a un inedito prologo. Ma Chiti ha aggiunto anche un epilogo, che è un’acuta riflession­e sulle malattie del denaro, e diversi personaggi minori cavalcando una potente sovrapposi­zione di sottotrame e di stili, muovendosi dalla Commedia dell’Arte alla farsa, fino a sfiorare atmosfere da fumetto». Uno spettacolo con cui il drammaturg­o e regista pisano Chiti, con la sua compagnia Arca Azzurra Teatro, prosegue un lavoro di riscrittur­a di classici come Amleto, Decamerone e Pinocchio. Restituend­o un personaggi­o che Benvenuti definisce «non incastrato nella drammaturg­ia. Un uomo che sembra non avere età, che a volte si comporta in modo irragionev­ole come un bambino e altre sembra il più strategico degli uomini calcolator­i». Tra matrimoni combinati, equivoci, segreti e prestiti che strizzano l’occhio alla finanza contempora­nea, capace di spostare capitali enormi con un semplice clic.

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Sul palco Un momento dello spettacolo con Alessandro Benvenuti che andrà in scena questa sera

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