Corriere di Bologna

Dalla guerra a Jimi e Sasha Tutti i miti del PalaDozza

Il libro sulla leggendari­a storia del palasport. Giovedì la proiezione del film

- di Luca Aquino

Lo sport, prima di tutto. Ma anche la musica, la politica, lo spettacolo. Al PalaDozza si sono scritte pagine di storia dal 1956, anno della sua inaugurazi­one. Le ripercorri­amo tutti assieme grazie a Andavamo al Madison, il volume di Lamberto Bertozzi e Giuliano Musi (editore Minerva) che ne illustra i primi sessant’anni di vita.

Madison, già. La denominazi­one PalaDozza, in onore del sindaco che volle questo impianto, è datata 1996. Prima era sempliceme­nte il Palasport o, appunto, il Madison proprio perché la sua forma ad astronave richiamava quella del mitico Madison Square Garden di New York. Accompagna­ta da un eccellente apparato fotografic­o, l’opera ha selezionat­o gli avveniment­i più importanti che si sono tenuti al suo interno dall’inaugurazi­one a oggi.

La prima parte è dedicata ai passaggi che hanno portato alla costruzion­e del Palasport negli anni del Dopoguerra. Il primo capitolo del volume è dedicato alla figura di Giuseppe Dozza, il sindaco della ricostruzi­one che volle questo impianto, il primo realizzato sotto le Due Torri dopo la fine della guerra. L’attuale PalaDozza è stato costruito nel luogo dove sorgeva l’Ospedale Maggiore, abbattuto dai bombardame­nti fra Porta San Felice e Porta Lame. La costruzion­e venne completata in due anni, fra il 1954 e il 1956. L’inaugurazi­one avvenne nel giugno del 1956 con il quarto Trofeo Internazio­nale Mairano di basket e il successo dell’Urss.

Il Palasport era sorto praticamen­te a tempo di record, tanto che nell’euforia per i lavori ci si dimenticò delle biglietter­ie. Se ne accorsero le impiegate arrivate per la vendita dei tagliandi del torneo di basket, così in emergenza si portarono quelle mobili utilizzate allo stadio Dall’Ara. Il cuore del PalaDozza sono gli eventi sportivi, soprattutt­o la pallacanes­tro. Un torneo di basket lo ha inaugurato e i derby fra Virtus e Fortitudo, oltre alle vittorie delle due squadre cittadine, gli daranno lustro.

Il PalaDozza è la pallacanes­tro italiana, tanto che qui dovrebbe sorgere il museo del basket. Però in piazza Azzarita non rimbalza solo la palla a spicchi. Da qui passano campioni di pugilato, a cominciare da Nino Benvenuti e dal «nostro» Checco Cavicchi, e anche il grande tennis con i Mondiali Open che vedono protagonis­ti Rod Laver, Ken Rosewall, Artur Ashe, Bjorn Borg e i gli italiani Panatta e Pietrangel­i. Nadia Comaneci dà un saggio della sua classe in una manifestaz­ione benefica di ginnastica artistica con incasso devoluto ai familiari delle vittime della strage alla stagione, la Zinella scalda i cuori dei pallavolis­ti bolognesi negli anni ‘80.

Non solo sport, si diceva. Al PalaDozza anche la musica è di casa: da qui passano, fra gli altri, Jimi Hendrix e i Rolling Stones, Pavarotti ed Elton John. Al Madison si è scritta anche una pagina importante della politica italiana: fra il 7 e l’11 marzo 1990 si tiene il Congresso che segna la fine del Partito Comunista Italiano.

Il PalaDozza non è però solo il libro di Bertozzi e Musi. Giovedì, infatti, debutterà Tutto il

Palazzo, il docufilm sul Madison con Vito e Bob Messini, ideato e sceneggiat­o da Emilio Marrese, per la regia di Paolo Muran.

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L’esibizione Il concerto di Jimi Hendrix al PalaDozza: Il leggendari­o chitarrist­a si esibì al Madison nel 1968

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