Burn out e abusi Un organismo ad hoc per tutelare gli anziani
Un organismo di controllo per fare emergere i casi di violenza e abusi sugli anziani. Un occhio vigile non solo sulle strutture di cura ma anche dentro le mura domestiche, grazie all’aiuto delle associazioni che svolgono i servizi di assistenza a domicilio. L’Asp Città di Bologna sta studiando lo strumento per mettere in contatto tutti settori che si occupano del tema (dai servizi sociali ai centri di assistenza) per riuscire a prevenire e combattere vicende come quella recentemente emersa a San Lazzaro con l’operazione dei carabinieri: secondo l’accusa la casa famiglia privata «Il Fiore» di via della Croara era teatro di soprusi e maltrattamenti sugli anziani che ospitava. Per affrontare il problema, però, l’Asp è sempre più impegnata anche sullo stato di benessere dei suoi lavoratori coinvolgendoli in progetti anti burn out, ovvero lo stress lavorativo ai quali sono particolarmente sottoposti gli operatori sanitari e dediti all’assistenza: ieri sono stati presentati i risultati di una sperimentazione che ha aiutato una trentina di operatori della Casa residenza Saliceto, fornendo tecniche di meditazione e rilassamento nei momenti più stressanti. Tornando ai controlli sugli abusi, è Irene Bruno, dirigente dei servizi anziani dell’Asp a spiegare gli obiettivi da raggiungere. «Siamo ancora allo studio, ma l’intenzione è quella di mettere in relazione tutti gli organismi già esistenti, coinvolgendo anche l’Università — sottolinea —. Si cercherà di rilevare e raccogliere le segnalazioni che rimarrebbero nascoste. È importante saper cogliere i segnali in modo da poter intervenire in tempo». Per quanto riguarda il burn out, il progetto Jobis organizzato insieme alla cooperativa sociale Anziani e non solo, ha permesso alla residenza di via Saliceto di preparare le equipe a riconoscere e affrontare le possibili criticità derivanti da carichi lavorativi pesanti e causa di difficoltà emotive. «Il tema del burn out e quello degli abusi sono collegati, perché se un operatore sta bene anche il suo assistito non avrà problemi — spiega la Bruno —. Bisogna sempre adeguare i turni lavorativi in modo da renderli compatibili con la vita privata». Licia Boccaletti, coordinatrice di Anziani e non solo, racconta «che la formazione ha fornito gli strumenti per riconoscere i sintomi da burn out e capire come affrontarli». Secondo una ricerca condotta da Giulia Casu e Francesco Giaquinto del Dipartimento di Psicologia dell’Alma Mater, su 150 infermieri in Emilia-Romagna, Marche e Puglia, la fonte di stress predominante deriva infatti da fattori legati all’organizzazione lavorativa. «I percorsi formativi come quelli organizzati nella nostra struttura servono per individuare subito la possibile deriva in episodi gravi» aggiunge Paola Bulzamini, tra le coordinatrici della Cra Saliceto.
” Bruno Bisogna adeguare i ritmi lavorativi degli operatori in modo da renderli compatibili con la vita privata