Corriere di Bologna

La visita dell’amica e i fiori per Samuele tra silenzi e isolamento

La Franzoni resta barricata nella villetta

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Solo un freddo marmo bianco protegge il riposo del piccolo Samuele Lorenzi. Non un nome, non una data, né un lumino ricordano il bimbo barbaramen­te ucciso il 30 gennaio 2002 nella sua casa di Cogne. Ha voluto così la sua mamma, Annamaria Franzoni, un modo per proteggere la privacy del suo bambino, la cui morte diciassett­e anni fa irruppe nelle case e sulle bocche dell’Italia intera. Ma entrando nel minuscolo cimitero di Monteacuto Vallese, dove la famiglia Lorenzi è tornata a vivere dopo aver comprato una villetta non lontano da dove è cresciuta, è impossibil­e non notare quella tomba nuda ma adornata da ciclamini e piantine che una mano amorevole, con tutta evidenza, cura. Si mormora che la scelta, in realtà, fu dettata da qualche messaggio offensivo che qualcuno aveva osato lasciare quando la donna era ancora in carcere. Anche se è difficile crederlo: per chi abita a Monteacuto Vallese la mano assassina che strappò Samuele ai suoi tre anni di vita non fu quella della sua mamma.

La realtà è che a Samuele è concesso quell’oblio che ancora non è concesso a sua madre. Questa moderna Medea, espiata la sua pena, aspira a essere dimenticat­a dal mondo e per questo è tornata sui suoi monti. Dove per tutti lei è sempre stata innocente. In tutti questi anni con i suoi compaesani Annamaria non ha avuto mai problemi a parlare di quel delitto del quale per la giustizia italiana e i suoi tre gradi di giudizio è colpevole. «Vedrai che prima o poi lo troveranno chi ha ucciso Samuele, la verità salterà fuori», ha continuato a dire per tanto tempo alle sue amiche. «Adesso non ne parla più tanto» dice una signora che in questi due giorni, da quando è iniziato l’assedio fuori dalla casa dei Lorenzi in via Ca’ dei Sospiri, le ha fatto visita solo per riportarle alcuni suoi abiti rammendati. «Magari ha perso la fiducia, chissà». «Ma io ci spero sempre che prima o poi il vero assassino salti fuori», sospira un’altra signora mentre è indaffarat­a con altre parrocchia­ne a ripulire e preparare la chiesa di Sant’Agata per la festa patronale che a Monteacuto si festeggerà oggi, come ogni anno, la prima domenica di febbraio.

Accanto all’imponente chiesa, che svetta in alto, c’è la grande casa dei Franzoni, i genitori di Annamaria, dove lei e i suoi dieci tra sorelle e fratelli sono nati e cresciuti. «La gente ha detto che lei ha ammazzato il figlio perché non aveva pazienza, ma ne aveva eccome di pazienza, è stata dietro a tutti i suoi fratellini più piccoli», si mormora ancora tra i banchi della chiesa. I nonni di Samuele hanno i balconi che affacciano proprio sul piccolo cimitero in cui lui riposa. Vegliano sul nipote e vegliano sul silenzio impenetrab­ile di cui Annamaria, ora che è libera, ha scelto di circondars­i. Papà Giorgio esce nel primo pomeriggio, ma in un attimo schiva qualsiasi domanda e scompare tra i tornanti con la sua macchina, poi anche sua moglie sale nella macchina di una nipote e sfreccia via senza fermarsi. Annamaria da due giorni è di nuovo rinchiusa nella prigione della sua notorietà, barricata in casa con il marito Stefano, in attesa di un altro fine pena.

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 ?? Senza nome ?? Una tomba anonima, senza nome, ma curata con ciclamini e fiori freschi: qui riposa il piccolo Samuele
Senza nome Una tomba anonima, senza nome, ma curata con ciclamini e fiori freschi: qui riposa il piccolo Samuele

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