Bottino dimezzato I due campionati opposti dell’Hellas
Fino al blitz di La Spezia andamento da big Poi la crisi di punti, gioco e risultati
Un Hellas dimezzato. Sembrano due campionati diversi, quelli vissuti dal Verona. Uno, dalla prima alla tredicesima giornata. Il secondo, dalla quattordicesima alla ventiseiesima. Da una squadra che faceva stropicciare gli occhi all’Italia pedatoria a un’altra che, al contrario, non solo non riesce a toccare i picchi precedenti, ma che viaggia in riserva.
Il 5 novembre scorso i gialloblù sbancarono con un eclatante 4-1 il campo dello Spezia. Erano in testa alla classifica a più 5 sulla seconda, il Cittadella, e non si vedevano all’orizzonte avversari che potessero ragionevolmente fermare la scatenata banda di corsari comandata da Fabio Pecchia. Che, invece, è diventata nemica di se stessa, infilando una sequenza di risultati deludenti. Il motore resta acceso e il pari, pur sofferto, nello partita con la Spal ha ribadito che il Verona non ha gettato la spugna, ma per centrare la promozione in Serie A c’è bisogno di fare il pieno di benzina.
I numeri non sbagliano mai e sono lì a certificare il calo dell’Hellas. Crisi o crollo, fate voi, intanto la statistica che pesa di più, quella dei punti raccolti, è chiara: da quota 30, quanto ottenuto nei primi tredici turni, a 46, il dato attuale. Questo significa che, nelle successive tredici giornate, il Verona, di punti, ne ha racimolati 16. Un andamento da medio-bassa classifica. E poi ci sono gli altri riscontri a descrivere le difficoltà dell’Hellas. Dopo il blitz con lo Spezia i gol segnati erano 31. Una cifra imponente, una media superiore ai 2.3 a partita. Le reti subite, invece, erano 10, indice di una buona solidità, cresciuta di partita in partita. Poi, ecco il Verona che va a gambe all’aria con il Novara, incassando al Bentegodi un 4-0 smisurato, l’incipit del periodo nero dell’Hellas.
Solamente 13 i gol fatti, ben 19 quelli presi, dal 13 novembre a lunedì sera. Ancora più evidente, così, è lo scarto nella differenza reti: dal più 21 dopo lo Spezia al meno 6 successivo. Volendo restringere il confronto, evidente è anche la frenata dell’Hellas guardando in parallelo le prime cinque giornate del girone d’andata e di ritorno. Con Latina, Salernitana, Benevento, Avellino e Spal, tra agosto e settembre, il Verona si era assicurato 10 punti. Con le stesse avversarie, ora, ne ha messi insieme 5. E se il male per nulla oscuro dell’Hellas rimangono le trasferte (sconfitti, i gialloblù, in quattro degli ultimi cinque impegni esterni), a non sorridere più è la classifica.
In poche settimane il Verona ha smarrito il primo posto – che a lungo ha coperto, nelle dichiarazioni ufficiali, le carenze mostrate dalla squadra – e, di fatto, anche il secondo. Con 46 punti l’Hellas è alla pari col Benevento, che però è in vantaggio nel computo degli scontri diretti e, per regolamento, fosse finito oggi il campionato, sarebbe davanti. Sabato in programma c’è il duello-clou con il Frosinone capolista, che alla tredicesima era a meno 6 dal Verona e adesso è a più 2. Insomma, se l’Hellas non vuole perdere di vista la strada di mattoni gialli che porta alla città di smeraldo della Serie A, non basterà muoversi come un’utilitaria a basso costo, ma servirà, se non rimettere il turbo, perlomeno salire una vettura di cilindrata maggiore rispetto a quella impiegata negli ultimi 100 giorni. Intanto, però, Fabio Pecchia deve sistemare le tante ammaccature riportate dalla carrozzeria.
Già, perché il Verona, a Frosinone, rischia di andarci con gli uomini contati: restano fuori, al momento, Pisano, Valoti, Gomez e Siligardi. Zaccagni mancherà per squalifica dopo l’espulsione che gli è stata comminata con la Spal. Romulo ieri ha provato a correre con una maschera per proteggere il viso dopo l’operazione al seno frontale a cui è stato sottoposto per il trauma facciale riportato ad Avellino. Se ce la facesse per sabato il suo sarebbe un recupero record.