Agsm, 20 giorni per l’intesa con Aim o addio fusione
Ultimatum di Vicenza in vista delle elezioni
Venti giorni per la fusione tra Agsm e Aim, altrimenti non se ne farà nulla, almeno fino a dopo le prossime elezioni a Vicenza. È questo il messaggio che il sindaco vicentino Achille Variati ha portato a Palazzo Barbieri ie- ri, dove ha incontrato il sindaco Federico Sboarina in un faccia a faccia. Tempo, quindi, fino a fine gennaio «per non impattare sulla fase preelettorale che interesserà in primavera Vi- cenza», ha spiegato Variati. Sarà una corsa contro il tempo.
Il sindaco di Vicenza Achille Variati spunta da solo, senza accompagnatori, al terzo piano di Palazzo Barbieri nella tarda mattinata di ieri. Non è venuto per fare gli auguri di compleanno a Federico Sboarina (che ieri compiva 47 anni) ma per un faccia a faccia sulla fusione tra Agsm e Aim, che era stata concordata dallo stesso Variati e dall’allora sindaco Flavio Tosi ma che adesso la nuova amministrazione veronese ha chiesto di ridiscutere prima di dare il suo assenso.
«Abbiamo entrambi condiviso - dichiarerà più tardi Variati in una nota - che l’operazione concordata tra Vicenza e la passata amministrazione veronese è importante e strategica per entrambe le realtà, in quanto punta alla creazione di una delle più grandi e solide multiutility dello scenario italiano. La nuova amministrazione di Verona in questi mesi ha analizzato i contenuti del protocollo di fusione, chiedendo alcuni approfondimenti che sono oggetto di un confronto tecnico tra le due società». Quello che è stato concordato ieri è che «la definizione dell’operazione, in un senso o nell’altro, non potrà andare oltre il mese di gennaio, per non impattare sulla fase preelettorale che interesserà in primavera Vicenza. Entro gennaio, quindi, dovrà essere presa una decisione definitiva in modo che, in caso di accordo, i rispettivi consigli comunali possano esprimersi immediatamente dopo».
Sboarina, dal canto suo, conferma che «stiamo ragionando su un’operazione che ci interessa, ma non vogliamo mettere l’amministrazione di Vicenza nelle stesse condizioni in cui ci siamo trovati noi per una forzatura di tempi che è stata un errore». E il riferimento è alla marcia a tappe forzate verso la fusione impartito da Tosi, che tuttavia non è riuscito a completare l’ultimo e decisivo passaggio, il voto del consiglio comunale, visto che Agsm, come per altro Aim a Vicenza, è interamente di proprietà del Comune.
Il protocollo di fusione prevedeva di dar vita ad una nuova società, di cui Verona avrebbe il 58 per cento e il presidente, mentre Vicenza il 42 per cento e il vicepresidente. Le varie funzioni aziendali verrebbero ripartite tra le due realtà, mentre resterebbero in piedi le due direzioni generali, entrambe con diritto di veto sulle decisioni strategiche. Dopo aver commissionato una due diligence a PriceWaterHouseCoopers, il presidente di Agsm Michele Croce ha chiesto di ridiscutere diversi punti, dal concambio, all’organizzazione aziendale al modello di governance.
A Vicenza, secondo quel che filtra da ambienti comunali, la partita Aim-Agsm è ancora aperta. Sul tavolo ci sono infatti le richieste giunte da Verona, dove, tra le altre cose, si vorrebbe ridisegnare il concambio in favore della città scaligera e fino ad ottenere - pare - almeno il 60 per cento delle quote. Ma l’ostacolo principale, prima ancora del voto del consiglio comunale, è il fattore tempo.
Vicenza vuole chiudere l’accordo per la fusione fra le due società entro la fine del mese, per poter poi completare l’iter amministrativo - commissione, giunta e consiglio - entro la fine del mandato. La revisione delle quote ed eventuali altre modifiche sostanziali richiederebbero però un tempo maggiore e dunque qui sta il nodo, almeno per la giunta del sindaco Variati: se entro gennaio si arriva a un accordo con «poche limature», la strada sarebbe in discesa, viceversa l’assenza di una tesi univoca nel giro di due o tre settimane porterebbe a un rinvio di tutta la pratica a dopo le elezioni, dunque con la nuova amministrazione che verrà.
A parole, la volontà di entrambe le parti è quella di provare in tutti i modi a chiudere la partita nei prossimi venti giorni, creando un polo da di 1,1 miliardi di euro di fatturato e 2.250 dipendenti. Ma è una corsa contro il tempo.