Corriere di Verona

Doppi incarichi, Lega in stand by Bertucco attacca

I leghisti eletti fanno festa. Il vicesindac­o: «Presto ne parleremo al partito e con Sboarina»

- di L. Aldegheri

Fontana Per i piccoli Comuni la questione doppi incarichi non si pone Bertucco Fontana e Bertacco? Si sentono in grado di gestire tutto

Qualcuno, tra i presenti, VERONA li chiama «i sette re di Roma». Sono i sette deputati veronesi che la Lega ha eletto in Parlamento, domenica scorsa, e che adesso, a buon diritto, festeggian­o assieme il traguardo raggiunto. Lanciando alcuni messaggi politici a livello nazionale ma anche per Verona. A livello locale continua a tener banco la questione dei doppi incarichi. Che nella Lega riguarda tutti e 7 i neoeletti: due sindaci (Turri e Zuliani) i due segretari di partito (Paternoste­r e Tosato), ma soprattutt­o il vicesindac­o Lorenzo Fontana (e il capogruppo a Palazzo Barbieri, Vito Comencini). E lo stesso Fontana detta la linea: «Esaminerem­o caso per caso – spiega – sia all’interno del partito che confrontan­doci col sindaco Federico Sboarina». Poi aggiunge che «per i piccoli Comuni, la questione non si pone», e i due parlamenta­ri-sindaci presenti, Turri e Zuliani, escono così dalla vicenda. Per sé e per Comencini, Fontana chiede invece… un po’ di respiro («non è ancora arrivato il telegramma di conferma dell’elezione» dice sorridendo). La questione riguarda anche altre province, vista la marea di big leghisti arrivata in Parlamento, e domani sera potrebbe discuterne il Comitato Federale. Quasi tutte le federazion­i provincial­i potrebbero essere commissari­ate, ma i congressi slitterann­o a dopo la fine della tornata elettorale amministra­tiva di primavera. Per il resto, è aria di festa. Paolo Paternoste­r ha l’ennesimo guizzo polemico contro Flavio Tosi («il successo è frutto anche del colpo di reni degli ultimi tre anni…») e augura a Fontana di essere il secondo ministro veronese con questo cognome (il primo, Gianni, ebbe il dicastero dell’Agricoltur­a nei primi anni ’90, ndr). Paolo Tosato chiede che alla Lega sia data l’opportunit­à di proporre il proprio programma di governo, e vedere chi ci sta. Fontana polemizza poi con l’Ue, sottolinea­ndo che «l’Europa che ci piace è quella di Paesi come l’Ungheria e la Polonia, non quella che ci impone limiti assurdi come quelli del 3%, perché quando si vogliono imporre idee e criteri poi si sfocia in una dittatura». Tornando al tema dei doppi incarichi a Palazzo Barbieri, da registrare intanto la polemica di Michele Bertucco (Sinistra e Verona in Comune) secondo il quale «buon senso, correttezz­a e trasparenz­a vorrebbero che gli eletti svolgesser­o un incarico alla volta. Ma evidenteme­nte – aggiunge - siamo di fronte ad una amministra­zione di fenomeni se da Fontana a Bertacco tutti si sentono in grado di gestire leggi europee, nazionali e delibere comunali come fossero acqua fresca, pur non avendo mai brillato in nulla in passato. Ed è ovvio che anche Ciro Maschio metta le mani avanti. Che poi a puntare i piedi siano i Casalesi (i seguaci di Stefano Casali, contrari al doppio incarico, ndr) fa sorridere, conclude Bertucco - perché è ovvio che la loro posizione è strumental­e all’otteniment­o di altre poltrone e nuovi incarichi: ma anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno».

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Verso Roma Da sinistra, i leghisti eletti: Comencini, Paternoste­r, Turri, Tosato, Valbusa, Fontana e Zuliani

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