«Un successo la legge anti cemento» Ma i Comuni hanno costruito ancora
Il governatore: ma sui vecchi piani urbanistici non si può intervenire
La legge sull’urbanistica dopo tre anni ha fatto un «tagliando» e il governatore Rossi la difende: «Sta funzionando, ma servono le grandi opere». Uno studio del ministero dei Beni culturali rivela però che in due anni, dal 2015 al 2016, sono stati usati 403 ettari di terreno «vergine»: come 564 campi di calcio. Una contraddizione dovuta non tanto alle maglie larghe della legge toscana, ma alla sua applicazione e alla norma transitoria inserita in Consiglio. Il risultato è che la Toscana continua a consumare terreno, anche quello vergine, persino quello sulla costa che sarebbe vincolato dalla legge.
A tre anni dal suo varo, come previsto, è arrivato il «tagliando» della legge 65 sull’urbanistica, su cui è stato anche in parte costruito il Piano del paesaggio approvato nel 2015 dopo tante polemiche e una lunga gestazione. E per il presidente della Regione, Enrico Rossi il bilancio è positivo. Anzi, «la svolta ambientalista della Regione» con legge 65 e Pit non è abbastanza compresa da chi si oppone alle grandi opere, sviluppo dell’aeroporto di Peretola e non solo.
Assieme al tagliando sono arrivati anche i numeri — 102 nuovi piani strutturali, dei quali 76 intercomunali, 701 tra varianti ai vecchi piani strutturali e ai regolamenti urbanistici — e una proroga di sei mesi al termine del 27 novembre per approvare le varianti in corso di procedura ma anche l’accorciamento da 3 a 2 anni per i nuovi piani strutturali. «L’applicazione della legge sta avendo successo, come dimostrano anche i piani strutturali sovracomunali che noi abbiamo incentivato — spiega Rossi — e ogni variante è conforme a quanto previsto dalla legge 65 e dal Pit; possono essere considerate come frutti di un progressivo adeguamento ai nuovi strumenti urbanistici, non come cementificazione o consumo del suolo senza regole. E da adesso in poi ci aspettiamo un’accelerazione, che tutta la Toscana si doti di strumenti conformi alla 65. La proroga serve solo per le varianti quasi concluse (una sessantina, ndr) e si faranno prima del previsti i piani strutturali». «La fase di transizione si sta esaurendo nel biennio 2018–2019 avverrà un’inversione di tendenza — aggiunge l’assessore all’urbanistica, Vincenzo Ceccarelli — con una drastica riduzione dei procedimenti di variante e più piani strutturali e dei piani operativi, con al 2022 tutti i Comuni toscani dotati dei nuovi piani». «Sui vecchi strumenti urbanistici non possiamo intervenire, sarebbe illegale — sottolinea il governatore — ma già le varianti sono state fatte con le nuove regole, secondo il nuovo corso, dando forza alle nostre politiche. Ed entro il 2019 tutti i vecchi strumenti esauriranno il loro corso».
Bilancio positivo, insomma, tanto che Rossi attacca. «Stiamo mettendo in atto le più avanzate politiche urbanistiche del panorama nazionale per tutelare il territorio e contrastare la cementificazione, ma c’è chi si ostina a non vederlo. Sono davvero amareggiato — afferma — Ci si oppone allo spostamento della pista di Peretola senza vedere il parco agricolo della Piana, 7.000 ettari che la Regione sta per iniziare a piantumare. Ci si oppone alle quattro corsie della Tirrenica senza considerare che la Toscana ha bisogno di infrastrutture moderne e sicure e che la soluzione a quattro corsie con messa in sicurezza dell’Aurelia proposta dal ministro Delrio è quella ottimale. Queste polemiche non indeboliscono la volontà della Regione, che è quella di tutelare il paesaggio e insieme dotare la Toscana di infrastrutture senza le quali rischieremmo di regredire». E sulle divisioni interne a Pd e Mdp, ad esempio sul Vespucci, conclude: «Le divisioni c’erano anche quando esisteva solo il Pd... Noi siamo convinti che senza le infrastrutture la Toscana rischia una posizione marginale, di regredire, ed andremo avanti. Io e la giunta non condanneremo la regione all’arretratezza, a prendere l’aereo chissà dove perché da Firenze non si parte o arriva. Come continueremo ad applicare il Piano del paesaggio e la legge 65, quella svolta urbanistica che è arrivata con anche fatica ma che sta funzionando».
Il nodo delle grandi opere «Mettiamo in atto le politiche più avanzate e c’è chi non lo vede Tutela del paesaggio sì, ma senza infrastrutture si regredisce»