CANDIDARSI, E PESARE DI MENO
Gennaio, mese solitamente dedicato al calcio mercato, con la giostra di giocatori con il trolley in mano, quest’anno ferve anche di altre figure o figurine: quelle dei candidati a uno scranno in Parlamento. E le figurine più ricercate sono i personaggi, più o meno noti, della società civile. Anche perché il deficit di fiducia nella politica è tale che il ricorso a non politici si prospetta più consistente e diffuso rispetto al passato. Tra questi ci sono i personaggi che possono dare visibilità e lustro a una lista, ma che, in fin dei conti, in dote non portano nient’altro che la loro notorietà. Per citare due nomi, Gregorio De Falco, il comandante di fregata che ordinò a Schettino di risalire a bordo della Concordia, e Gianluigi Paragone, giornalista tv, ex leghista, entrambi in orbita M5S. Ci sono poi invece i personaggi che impersonano mondi e battaglie civili. Da Lucia Annibali, la quarantenne sfregiata al volto con l’acido, vicina al Pd, a Sandra Gesualdi, figlia di Michele, uno degli allievi più vicini a don Milani, anima e voce della battaglia per il testamento biologico, che è corteggiata da Liberi e Uguali. Nel caso loro e di figure dello stesso calibro, il problema appare più complesso e controverso. La dote che finisce nelle liste dei partiti non è dato infatti solo dal loro profilo personale, ma inevitabilmente dalla battaglia civile condotta e dal mondo che intorno ad essa sono riusciti a coagulare. C’è da chiedersi se questo tipo di candidature non rischino di svuotare una battaglia civile invece che rafforzarla. E se la politica non abbia bisogno di una società civile forte, autonoma e non ancillare. Per rimanere ad esempio alla Firenze di Giorgio La Pira, forse è giusto chiedersi, ad oltre 40 anni dalla scelta di alcuni cattolici (da Mario Gozzini a Raniero La Valle) di candidarsi nel 1976 come indipendenti nel Pci, se essa non abbia contribuito, in parte almeno, alla crisi del lapirismo. Giusto? Sbagliato? Ovviamente non esiste una risposta univoca, e ogni scelta è da rispettare, ci mancherebbe. L’impressione però è che nel rapporto tra politica e società civile la strada più convincente sia quella tracciata da personaggi, peraltro diversi tra loro, come Gino Strada e don Luigi Ciotti. La caparbietà con cui hanno difeso i loro movimenti, Emergency e Libera, dalle sirene della politica parlamentare, li hanno resi più forti anche sul piano politico. E oggi Emergency e Libera (ma potremmo citare molte altre associazioni) rappresentano per il nostro Paese una ricchezza culturale e sociale.