IL PASSATO CHE TORNA, LA RIFORMA CHE NON C’È
Il sindaco di Firenze offre i tavoli della Città metropolitana per tentare di ricucire lo strappo sull’aeroporto con i colleghi della cintura, alcuni dei quali, peraltro, appartengono al suo stesso partito. Di fronte al muro contro muro, Dario Nardella ha provato una mossa per riattivare il dialogo. Difficilmente, però, l’iniziativa metterà rapidamente fine a una guerra che va avanti da anni (da tre decenni, anzi), ma che ora è diventata un conflitto tra istituzioni. Comuni divisi tra il fronte del sì e quello del no; un capoluogo assediato politicamente dai centri che lo circondano, secondo uno schema antico che si sperava archiviato per sempre; una Regione che, con il governatore, tenta una complicata mediazione dicendo sì alla nuova pista dell’aeroporto, ma no alla costruzione del termovalorizzatore, osteggiata anch’essa dai sindaci della Piana. In attesa delle prossime battaglie (o dell’improbabile armistizio) si può tirare una prima conclusione. La Città metropolitana può giusto far da sede di negoziato, ma una riforma istituzionale seria dovrebbe darle finalmente poteri veri e trasversali ai diversi municipi per consentire politiche armoniche di tutto un territorio, dall’urbanistica al commercio. Con un sindaco, ovviamente, scelto direttamente dagli elettori dell’intera zona. Non sarebbe una fuga in avanti, ma l’applicazione di un criterio già sperimentato con successo in altri Paese europei. L’unico in grado di garantire lo sviluppo di aree economicamente forti e strategiche, com’è per la Toscana (e non solo) la Piana fiorentina. E per gli scettici possono valere gli esempi forniti da alcune metro-città europee, dall’Olanda alla Germania. Vedere per credere.