Gormley, un dialogo fra arti (e con l’Arno) dalle sale degli Uffizi
«Another time» e «Settlment» parlano con l’Arno e l’«Ermafrodito dormiente» Due opere dell’artista inglese sono già arrivate nelle sale della Galleria, le prime di una serie che dal 26 febbraio andrà a costituire la sua personale
C’è un uomo agli Uffizi affacciato dal secondo piano del Corridoio: sta lì, fermo, rivolto verso l’Arno e Ponte Vecchio. Si è insediato sabato notte, qui resterà fino al 26 maggio e vedrà scorrere il fiume d’acqua e turisti. Lo ha portato al museo Antony Gormley, l’artista inglese che già nel 2015 ci ha deliziato con le sue 120 opere al Forte Belvedere e che dal 26 febbraio ne porterà altre ancora agli Uffizi per una mostra che s’intitola Essere.
L’uomo affacciato fa parte della serie di 100 sculture intitolate Another Time e dislocate un po’ ovunque nel mondo e per il 26, quando tutta l’esposizione sarà allestita, attende un suo sosia che questa volta osserverà Firenze dalla terrazza che insiste sulla Loggia dei Lanzi rivolta verso piazza della Signoria. In pratica, con un solo soggetto, per questi mesi primaverili l’arte straniante di Gormley dominerà la città intera, almeno la sua parte più nota e mediatica. Ma in attesa di vedere cos’altro porterà agli Uffizi questo artista contemporaneo che, del corpo e del suo dialogo muto con quanto gli sta accanto ha fatto la cifra della sua poetica, sempre da sabato notte un’altra sua installazione ha preso piede dentro al museo. Si tratta di Settlement, un blocco in acciaio assemblato fino a dar vita a una forma umana. È riverso accanto all’Ermafrodito dormiente per l’occasione spostato dalla sala 38 (dove fungeva da stacco tra le grandi sale di Michelangelo e di Leonardo) alla 43 per dialogare a tu per tu con l’artista contemporaneo. Se questo è quanto già è visibile al museo presto arriverà il resto che verrà esposto tutto quanto dentro all’Aula Magliabechiana per un’esposizione curata dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt e da Max Seidel direttore emerito del Kunsthistoriches Institut di Florenz.
Le due opere cardine intorno a cui verterà la mostra sono Passage e Room, la prima del 2016, la seconda del 1980. Si tratta di due lavori speculari, perché nella concezione
uguali e contrari, il primo includente, il secondo a creare una barriera, una zona dentro la quale non si può entrare.
Passage è infatti un tunnel di acciaio lungo 12 metri dentro al quale il visitatore sarà invitato a passare (un po’ come accadeva in Dirty Corner di Anish Kapoor che pure suscitò tante polemiche). Mentre
Room è al contrario un recinto quadrato di 6 metri per 6 realizzato con pezzi di tessuto tratto da abiti dell’artista, al cui interno è vietato entrare e sostare. Opere che saranno accostate a una delle ultime firmate da Gormley: quel Veer del 2018 in ghisa, portato agli Uffizi grazie alla collaborazione con la Galleria Continua di San Gimignano.