Corriere Fiorentino

Meno male che c’è la Francia

Il portiere francese in gran serata, la Fiorentina si difende e pareggia Ma l’Europa si allontana ancora

- Guetta, Magrini, Rossi

Al Franchi Undicesimo pari in campionato Tanti muscoli, pochi lampi

Prima o poi, doveva succedere. Doveva arrivare quel pareggio (fanno undici, su 23 partite) che rischia di portare con sé le prime conseguenz­e (serie) in classifica. Uno 0-0, quello col Napoli, che serve a poco. Anzi. Oggi, la Fiorentina, rischia di ritrovarsi a sei punti dall’Europa.

Tanti. Eppure, non è per la partita di ieri che si possono avere rimpianti. È in serate così, però, che tornano a frizzare vecchie ferite. Punti gettati, occasioni sprecate. Ieri no. Pioli arrivava alla «battaglia» con le spalle scoperte. Senza Milenkovic, senza Laurini, e con Vitor Hugo in panchina ma senza un allenament­o vero nelle gambe. Non esattament­e il modo migliore per presentars­i davanti a gente come Insigne e Mertens. Una difesa, quella di ieri, totalmente inedita. Ceccherini terzino, Hancko al fianco di Pezzella e, ovviamente, Biraghi a sinistra. Anche per questo, probabilme­nte, il mister se l’è giocata con un centrocamp­ista in più, e un attaccante in meno. Né Mirallas né Simeone, nel tridente con Muriel e Chiesa, ma Gerson. In mezzo, con Veretout ed Edimilson, Dabo.

Invocato dal popolo e all’esordio stagionale dal primo minuto. Muscoli e sostanza a protezione di quella difesa così (teoricamen­te) fragile. Posizione strana, quella del «14». Più esterno, che interno. Diviso tra la marcatura (quasi) a uomo su Zielinski e il controllo di Ghoulam. E così, stavolta, quello della Fiorentina è un atteggiame­nto molto più simile al 4-4-2 che non al solito 4-3-3. L’idea è chiara: mettersi a specchio col Napoli, proteggers­i, e ripartire. Piano giusto, in teoria, ma che inizialmen­te resta soltanto teoria. Ci mettono un po’, i viola, a smaltire le tante novità e le (comprensib­ili) preoccupaz­ioni. Non a caso, nei primi 10’, il Napoli aveva già creato un paio di occasioni.

Prima con Zielinksi (e successivo tap-in sballato di Insigne), poi con Mertens. Se non altro, rispetto a tante altre gare del campionato italiano, il ritmo è alto e l’intensità forte. Tanto pressing, e traffico da ora di punta in mezzo al campo. Con la Fiorentina che, pian piano, trova il coraggio per tirar fuori la testa.

Un tiro (molto pericoloso) di Veretout, qualche (adorabile) combinazio­ne MurielChie­sa, ma poco altro. Anche perché Ancelotti non è Di Francesco. Soprattutt­o, Koulibaly non è Fazio, e di campo per il contropied­e ne vien concesso pochissimo. Anzi. Il Napoli controlla e, quando accelera, fa male. Come quando, al 36’, Mertens si presenta tutto solo a mezzo metro da Lafont. Super, però, la parata del francese. Un rendimento, quello del portiere arrivato in estate, sempre più convincent­e. Certo, si porta dietro i difetti tipici di chi vive il calcio con la leggerezza dei 20 anni, ma il suo contributo inizia a farsi sentire. Eccome. E pazienza se, ogni tanto, in particolar­e quando deve giocare con i piedi, fa correre brividi gelidi lungo la schiena.

C’è tanto di suo, in questo pareggio. E c’è il cuore di una squadra che chiude stremata. C’è l’orgoglio di Pezzella, infortunat­o ma sta lì, a lottare, fino alla fine. C’è una difesa che, nel giorno dell’emergenza più nera, ritrova la forza per non subir gol. È vero. Oggi, l’Europa, è più lontana. Ma una cosa, è certa. Loro ci proveranno. Eccome, se ci proveranno. In Coppa Italia, va da se, ma anche in campionato. Se lo sono promesso, l’hanno promesso al loro capitano e, anche ieri, hanno dimostrato cosa voglia dire giocare «per qualcuno, non per qualcosa».

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 ??  ?? Federico Chiesa a fine gara saluta la curva Fiesole mostrando il «13» di Davide Astori
Federico Chiesa a fine gara saluta la curva Fiesole mostrando il «13» di Davide Astori

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