Corriere Fiorentino

Careggi si ferma per ricordare Serena

L’operatrice aveva 51 anni: l’ipotesi dell’infarto facilitato dal virus Sono 260 i dipendenti del policlinic­o contagiati in meno di 2 mesi

- Giulio Gori

Un minuto di silenzio per una collega che se n’è andata a 51 anni. Lo dedicheran­no, domani, molti reparti di Careggi, in memoria dell’operatrice socio sanitaria Serena Cherici, morta con il Covid. La donna è deceduta a casa, dove viveva da sola: si era recentemen­te ammalata.

Un minuto di silenzio per una collega che se n’è andata a 51 anni. Lo dedicheran­no, domani, i sanitari del reparto di traumatolo­gia del Cto di Careggi, in memoria dell’operatrice socio sanitaria Serena Cherici. Ma, probabilme­nte, domani, a fermarsi in ospedale saranno molti reparti.

La donna da due settimane era in malattia col coronaviru­s, in isolamento nella sua casa di Impruneta, quando lunedì scorso si è spenta all’improvviso. Non è chiaro tuttavia se la sua morte sia legata a un rapido aggravamen­to del Covid o a un infarto, che comunque sarebbe stato agevolato dall’infezione. In ospedale, dove lavorava da quasi vent’anni, ed era stata in ortopedia oncologica prima di trasferirs­i a traumatolo­gia, molti la ricordano per «la profession­alità, la gentilezza e la riservatez­za tipiche delle persone brave e umili». E raccontano che «si prodigava per il prossimo, stavolta a prezzo altissimo».

Ieri, tanti colleghi hanno scritto dei messaggi rivolti a Serena: «Il rammarico più grande? Averti lasciata sola, non aver saputo per niente che avevi preso il maledetto virus», ha scritto un sanitario. «La scomparsa di Serena è l’ennesimo prezzo che tutta la comunità sanitaria sta pagando davanti a questa battaglia» contro il virus, dice Cgil, cui la donna era iscritta. Il sindacato non fa mistero che la causa della morte della collega sia proprio il Covid: «Purtroppo questa brutta malattia, che tanta sofferenza sta portando dentro e fuori le strutture sanitarie, ha tolto la vita a Serena e l’ha strappata alla sua famiglia». In ospedale, i colleghi non si danno pace, e spiegano che una sanitaria esperta come Serena si sarebbe accorta del mutare dei sintomi legati a un aggravamen­to del Covid. E avrebbe chiamato il 118 o avrebbe contattato i colleghi dell’ospedale, cosa che al momento non risulta essere accaduta. L’operatrice sanitaria sarebbe infatti stata trovata morta in casa da una sorella, allarmata dal fatto che non rispondeva più a telefono. Serena viveva sola, ma nelle due settimane di malattia era comunque sotto controllo medico a distanza. «Un infarto, pur “facilitato” dal Covid, spieghereb­be come mai non ha fatto in tempo a chiedere aiuto», dice un collega commosso. La malattia, infatti, non colpisce solo i polmoni, ma spesso provoca danni anche ai reni e al cuore.

E per quanto sembri che al momento della positività non siano state aperte le pratiche per l’infortunio sul lavoro, la oss potrebbe essersi infettata in ospedale, dove in poco meno di due mesi, dal 5 ottobre al 27 novembre, sono stati 260 i dipendenti risultati positivi:

I messaggi dei colleghi

«Il rammarico più grande è averti lasciata da sola, non aver saputo per niente che avevi preso il virus maledetto»

68 medici, 96 infermieri e 50 oss, oltre a 46 infezioni tra il personale non sanitario. I numeri del contagio sono impression­anti, tanto più nei reparti Non Covid, dove i dispositiv­i di protezione sono di livello più basso. Soltanto 54 dei contagiati era infatti in servizio in aree Covid, mentre 191 provengono da aree non Covid, oltre a 15 del pronto soccorso. Il reparto più colpito è proprio quello delle degenze traumatolo­giche del Cto, dove Serena Cherici lavorava ed in cui si sono registrati ben 18 casi di contagio tra il personale.

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In corsia Domani Careggi osserverà un minuto di silenzio per la collega morta (Cambi/Sestini)

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