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MESSICO

Economia rampante, profilo internazio­nale, mobilità che punta al green, un numero impression­ante di musei. E una riconversi­one urbana che procede al galoppo, tra nuove architettu­re e sperimenta­zioni gastronomi­che. Ecco perché a Città del Messico è già dom

- di BARBARA LACCHINI foto di PAOLO GIOCOSO

L'America che non ti aspetti. Economia rampante, profilo internazio­nale, mobilità green. Qui è già domani

Il sole brilla sopra Città del Messico. Le auto procedono lente su avenida de los insurgente­s, una delle arterie principali che attraversa­no la capitale. Suoni di clacson, vociare di ambulanti, le note di una musica popolare. frammenti di vita quotidiana. Qui e là, le ferite lasciate dal terribile sisma del settembre scorso, che ha provocato centinaia di vittime e decine di crolli di edifici. intorno, una metropoli che risorge, ancora una volta, e che riprende a viaggiare, a grande velocità, verso il futuro.

È la forza dei messicani: guardare avanti, con il sorriso, uniti. Città del Messico è l’emblema di questo Paese, a tratti “surreale”, per dirla con il poeta andré breton. Comunque, in perenne movimento. Negli ultimi anni il panorama urbano si è trasformat­o rapidament­e, con la costruzion­e di torri e grattaciel­i high-tech, ma anche con l’ampliament­o di aree verdi. Un work in progress documentat­o, dal 2016, da Futura CDMX, spazio interattiv­o che consente di visualizza­re l’avanzament­o dei lavori urbanistic­i. ovunque è un fermento di idee e progetti: una creatività che mescola tradizioni, storia e innovazion­e. anche per questo Città del Messico è stata nominata Capitale mondiale del design 2018: da marzo a ottobre, eventi, laboratori, mostre e conferenze esploreran­no il tema del design socialment­e responsabi­le. Un’esigenza molto sentita in questa città, che vive profondi contrasti economici. basti pensare all’avvenirist­ico distretto di Santa fe che sorge accanto a vecchi quartieri popolari. oppure a plaza de Las Tres Culturas, dove resti preispanic­i, condomini moderni e architettu­re coloniali si fondono insieme. in un mix che evoca, di nuovo, un’atmosfera surreale.

ECONOMIA AL GALOPPO

Sbirciando Città del Messico dall’aereo, la sua estensione - quasi 1.500 chilometri quadrati, appena lo 0,1 per cento del territorio nazionale - lascia senza fiato: seconda solo a Tokyo, la capitale accoglie circa nove milioni di abitanti, quasi un quinto dell’intera popolazion­e del Paese. Ma se si conteggian­o i pendolari, ogni giorno in città vivono circa 18 milioni di persone.

ripresasi dalla crisi finanziari­a del 2008, Città del Messico oggi è al centro di una delle economie in crescita più interessan­ti al mondo. Secondo le stime di PwC (Pricewater­houseCoope­rs, società di revisione e consulenza), entro il 2025 sarà la settima città più ric-

ca del pianeta. L’inquinamen­to resta uno dei problemi principali, ma le iniziative non mancano. il “Plan verde”, introdotto nel 2007, punta a ridurre polveri sottili ed effetto serra facendo leva su mobilità sostenibil­e, trasporto pubblico e un mix di comportame­nti ecologicam­enti virtuosi: si incentivan­o i giardini sui tetti e si diffondono mezzi sostitutiv­i ai motori tradiziona­li. Ha sorpreso, per esempio, il successo di EcoBici, sistema di bike sharing che conta su 170 chilometri di piste ciclabili; da citare anche appuntamen­ti di massa amatissimi come el Paseo Dominical, che porta ogni domenica migliaia di pedoni e ciclisti sui viali del Paseo de la reforma, chiusi al traffico. aiutare l’ambiente è poi il progetto di giovani startup come econduce, piattaform­a di scooter sharing composta da motorini elettrici e stazioni di ricarica (con energia da fonti rinnovabil­i) gestiti via app: un nuovo modello di trasporto sostenibil­e, al momento unico in tutta l’america Latina, che sta crescendo nella capitale. infine, il programma Ciudad Segura restituisc­e l’immagine di una città più attraente e sicura grazie anche a una maggiore sorveglian­za e capacità di gestione delle emergenze.

A città del messico arte, cultura e un’economia d’assalto trasforman­o

i quartieri in nuove aree di incontro

Rivoluzion­e uRbana

i capitalino­s, è chiaro, vogliono riprenders­i la città. Lo si avverte nei quartieri che, colpiti nel profondo dal terremoto del 1985, vivono una nuova stagione. Colonia Juarez, a tre chilometri dal centro storico, è una delle zone emergenti in cui è palpabile la storia, ma nello stesso tempo si respira il futuro. aree abbandonat­e e palazzi dell’aristocraz­ia di fine ottocento vengono riqualific­ati e convertiti in uffici, spazi multifun-

zionali, ristoranti e locali alla moda senza stravolger­e la tranquilli­tà dei residenti. Qui i giovani, i creativi, i profession­isti stanno tornando a vivere. e si impegnano nella rinascita della zona.

È il caso di ReUrbano - Reciclaje Urbano, gruppo di architetti che proprio a Colonia Juarez recupera e reinventa strutture e le trasforma in luoghi dinamici come Milán 4. ex officina meccanica in disuso, è ora un mercato gourmet su quattro piani, indirizzo ideale per venire a bere un caffè, pranzare, fare la spesa o una sosta dal barbiere, seguire lezioni di yoga e meditazion­e. “L’obiettivo è salvare gli edifici, con progetti che abbiano un impatto significat­ivo nel migliorame­nto della qualità della vita degli abitanti” spiega Camila ferrier Llamas, una delle progettist­e di reUrbano.

“fino a cinque anni fa i quartieri alla moda erano Condesa e roma, mentre Juarez era stato pressoché dimenticat­o. Poi sono iniziati gli investimen­ti ed è stato un fiorire di ristoranti, gallerie d’arte e case ristrut-

turate che rispecchia­no lo stile di chi si è trasferito” conferma daryl Melgar di La Caballería, concept store dedicato al moderno gentleman messicano: in un’elegante residenza del 1905, si possono scegliere abbigliame­nto e accessori di nuovi stilisti e designer, scarpe su misura. Ci sono inoltre la barberia, un laboratori­o per tatuaggi e una taverna per un aperitivo con gli amici. Colpisce lo sfrecciare continuo di biciclette: poco distante si trova il Distrito Fijo Club de Ciclismo, negozio-officina con caffetteri­a bio per gli appassiona­ti delle due ruote che organizza, tra l’altro, tour, proiezioni e mostre d’arte a tema.

Murales coloratiss­imi indicano invece l’ingresso a Lucerna Comedor, vecchio parcheggio divenuto un enorme patio pieno di tavoloni in legno, su cui si affacciano bar e ristoranti con una proposta gastronomi­ca per ogni ora del giorno, dalle colazioni alle birre artigianal­i e ai cocktail del dopo cena, quando l’atmosfera rilassata si anima coi dj set.

il cuore bohémien di Colonia Juarez rimane però la Zona Rosa, così chiamata da scrittori, artisti e intellettu­ali che l’abitavano negli anni sessanta e, da sempre, centro della movida straripant­e di negozi, locali, artigiani e grandi alberghi. frequentat­issima dalla comunità gay, è un continuo pullulare di ragazzi, profession­isti, pendolari e turisti che si danno appuntamen­to su Calle Genova, tra le sculture dei giovani artisti dell’escuela Nacional de artes Plásticas e i chioschi degli ambulanti che vendono tamales (involtini di pasta di mais, dolci o salati, racchiusi in una foglia di pannocchia o di platano verde) e i famosi tacos al pastor, specialità tipica di Città del Messico, ripieni di carne di maiale marinata, cipolla, coriandolo, succo di lime e salsa leggerment­e piccante. Per chi vuole visitare la capitale, Zona rosa è un’ottima base strategica per la sua vicinanza al centro e alla metropolit­ana: un’idea è fermarsi nel nuovo NH Collection Mexico City Reforma, con camere spaziose in stile minimalist­a e vista sul profilo cittadino.

Hipster e grandi sapori

se Juarez è in piena evoluzione, a Polanco la gentrifica­zione è iniziata da tempo e all’ombra di grattaciel­i futuristic­i come estela de Luz e Torre Mayor oggi gli immobili si acquistano in dollari americani. a nord del Bosco di Chapultepe­c, il grande polmone verde della capitale, preso d’assalto nei giorni di sole, Polanco è una zona residenzia­le esclusiva che ospita hipster e profession­isti rampanti. accanto alle multinazio­nali, fioriscono spazi di coworking e gallerie d’arte. Centri commercial­i eleganti e boutique di lusso si affacciano su avenida Presidente Masaryk; Polanquito, il cuore

del quartiere, è la meta della passeggiat­a domenicale, tra le aiuole del parco Lincoln e uno dei numerosi caffè.

Soprattutt­o, Polanco è il palcosceni­co della nuova rivoluzion­e gastronomi­ca messicana: qui si viene volentieri a cena per scoprire la cucina di chef emergenti che, dopo aver acquisito esperienze e tecnica all’estero, propongono antiche ricette impreziosi­te da ricerca e sperimenta­zione. Per una gastronomi­a dichiarata già Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco non mancano indirizzi come Surtidora Don Batiz, tipica cantina dai tavolini stretti e camerieri dalla battuta pronta, con classici quali enchiladas e tacos; nel quartiere si trova anche Quintonil, tra i 50 migliori ristoranti al mondo: è il regno di Jorge vallejo, creativo dei fornelli attento all’impatto ecologico delle sue preparazio­ni. Prodotti di stagione a chilometro zero caratteriz­zano il menu. “appena dieci anni fa, a Città del Messico, la gastronomi­a di alto livello era solo quella internazio­nale”, racconta vallejo.“ora la cucina messicana contempora­nea sta superando il suo complesso d’identità e punta sulla qualità, rivalutand­o sapori dimenticat­i che la rendono unica, come il quintonil, un’erba selvatica commestibi­le molto apprezzata dai popoli preispanic­i”.

FRIDA ABITA ANCORA QUI

arte e creatività sono ovunque, non solo in cucina. Si respirano camminando per le vie, nei parchi, visitando il centro storico e le rovine del Templo Mayor, osservando i murales di Diego Rivera, i graffiti dei writer o, ancora, le architettu­re ultramoder­ne che fanno da corolla al Monumento a la independen­cia. Città del Messico è una galleria a cielo aperto che dedica numerosi spazi agli artisti come il nuovo Muac, Museo Universita­rio d’Arte Contempora­nea che accanto a mostre temporanee, collezioni nazionali e internazio­nali promuove sperimenta­zioni sonore, laboratori, concerti per creare un’esperienza originale intorno alle opere. arte, a Città del Messico, è sinonimo di Frida Kahlo, una delle pittrici più significat­ive del ventesimo secolo. allora non può mancare una visita a Coyoacán, il suo quartiere natale, e alla sua casa-museo dalle pareti blu cobalto. dipinti, abiti, oggetti del quotidiano: ogni cosa racconta la vita affascinan­te e tormentata di questa donna.

Passeggiar­e per Coyoacán è anche un tuffo nelle atmosfere coloniali: i ritmi si fanno più lenti, la gente si gode il sole sulle panchine di plaza Hidalgo e del Jardín Centenario, mentre in lontananza risuonano le note di una chitarra. il mercato locale è un’esplosione di voci, colori, profumi e non è facile resistere ai piatti tradiziona­li cucinati al momento come quelli di Carmelita: gorditas de chicharròn (tortilla farcite con verdure e cotenna di maiale), quesadilla­s con huitlacoch­e (tortilla con funghi del mais) o pambazos (panini alla piastra ripieni di verdure, formaggio, salumi e panna acida). Per le vie secondarie, si assapora una quiete silenziosa. Sembra lontana la città tentacolar­e con i suoi tempi frenetici e invece è più vicina di quanto non sembri. anzi, è la stessa. anche questo è surrealism­o messicano.

 ??  ?? 1 1. La casa di Frida Kahlo e Diego Rivera al Coyoacan District. Oggi è un museo che raccoglie oggetti e dipinti degli artisti. 2. Street art in via Congreso de la Reunion, al Barrio Santa Anita. 3. La movida serale al Barrio rosa. 4-5. Il mercato a...
1 1. La casa di Frida Kahlo e Diego Rivera al Coyoacan District. Oggi è un museo che raccoglie oggetti e dipinti degli artisti. 2. Street art in via Congreso de la Reunion, al Barrio Santa Anita. 3. La movida serale al Barrio rosa. 4-5. Il mercato a...
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sessanta, da sempre al centro della movida, oggi è frequentat­o da profession­isti e giovani per i ristoranti e lo shopping. A destra, il Muac, Museo Universita­rio...
sopra, uno dei locali nel Barrio Rosa. Quartiere di intellettu­ali e artisti negli anni sessanta, da sempre al centro della movida, oggi è frequentat­o da profession­isti e giovani per i ristoranti e lo shopping. A destra, il Muac, Museo Universita­rio...
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dorato, svetta in cima all’obelisco omonimo all’incrocio tra Paseo de
la Reforma e via Firenze. A destra, il murale dedicato a Frida Kahlo a Lucerna
Comedor, ex parcheggio che ora ospita locali nel Colonia
Juarez district.
L’Angelo dell’Indipenden­za, dorato, svetta in cima all’obelisco omonimo all’incrocio tra Paseo de la Reforma e via Firenze. A destra, il murale dedicato a Frida Kahlo a Lucerna Comedor, ex parcheggio che ora ospita locali nel Colonia Juarez district.
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de León. 2. Colonia Juarez district: tra i locali alla moda spunta
una rivendita di ricambi per auto.
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1. Reforma 222 sul Paseo de la Reforma, a Colonia Juárez, tre torri in vetro e acciaio progettate dall’architetto Teodoro González de León. 2. Colonia Juarez district: tra i locali alla moda spunta una rivendita di ricambi per auto. 3. Jorge...
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