La poesia nel periodo dell’Ermetismo
Nel periodo fra le due guerre giungono a maturazione le tendenze della lirica che comportano un distacco radicale dalle forme della versificazione ottocentesca. Con le prime due raccolte poetiche –“Il Porto Sepolto-“e – Allegria di naufragi“, Giuseppe UNGARETTI porta l’innovazione del verso libero attraverso la sperimentazione di possibilità più ampie. Distrutta la metrica tradizionale sembra sciogliersi e arrestarsi ad ogni momento, comportando così una lettura pausata e sillabata, isolandosi dalla realtà esteriore, per concentrarsi entro uno spazio di tipo psicologico e mentale, nel quale la parola sembra apparire nel silenzio.
Interviene nella poesia di UNGARETTI la proposta di cogliere l’essenza delle cose attraverso folgorazioni o illuminazioni improvvise, in cui il mistero si rivela attraverso barlumi e intuizioni, al di fuori di ogni spiegazione logica e consequenziale. Muta, quindi anche la nozione del tempo che si riduce alla frammentarietà dell’attimo, alterando la concezione stessa del discorso poetico. Nella sua radicale novità ,la poesia ungarettiana, resta nei primi tempi un’esperienza d’avanguardia, a ancora inferiore si può considerare la fortuna del poeta Umberto SABA, egli conserva cadenze e una conservazione delle forme metriche più tradizionali, per l’uso dell’uso di una parola meno complessa e comune inserita in un movimento sintattico più definito e preciso. Rispetto alla difficile comunicabilità del messaggio ungarettiano, il linguaggio di SABA si apre verso una cordialità di modi che vertono verso la realtà quotidiana e il rapporto con gli altri, con i quali condividere le esperienze dell’esistenza. Alla base dialettica fra individuo e società rappresenta, comunque un senso sofferto della vita che fa delle cose i simboli di valori e di sentimenti universali, trasformando in limpide immagini i dati grezzi del reale.
Il suo percorso si accosta ad una vicenda di gioie e sofferenze estremamente suggestivo, cogliendo i nodi della precarietà dell’angoscia esistenziale nella dimensione delle contraddizioni dell’animo umano. Anche la poesia di Eugenio MONTALE, a partire dagli “OSSI DI SEPPIA”, esprime una misura di stile più raffinata e regolare.
Questo non significa rifiutare le nuove forme di poesia, ma la ricerca di un rapporto più completo ( soprattutto rispetto all’astrazione ungarettiana), ma per farne il tramite del rapporto oscuro e misterioso con una realtà che resta inconoscibile e indecifrabile. MONTALE denuncia ed esprime una tragica condizione di aridità e di paralisi esistenziale, offrendoci un’immagine desolata dell’uomo e del mondo in cu è costretto a vivere, e che rappresenta la più alta espressione della crisi contemporanea. La solitudine e lo straniamento sono il “MALE DI VIVERE “che coinvolge il piano storico e quello metafisico, facendo del mondo una specie di deserto popolato di parvenze, che si trasforma nei momenti di più angosciata disperazione In un inferno privo di speranze. Questa affermazione potrebbe essere paragonata al viaggio d Dante fra la terra e l’aldilà. Il ritorno meno problematico e meno convenzionale si ha in Vincenzo CARDARELLI, il quale non si limita ad una proposta di equilibrio formale, ma si richiama all’esempio leopardiano che non rifiuta la modernità del verso libero e l’eliminazione delle righe regolari, ma vuole ricondurla ad una misura di limpida purezza, in cui i contrasti psicologici si risolvono e dissolvono in uno stile di sua superiore indifferenza, nel caso, vengono a mancare le componenti più tragiche dell’espressione leopardiana. Ma sarà, infine la lezione di UNGARETTI a rappresentare il punto di riferimento più importante.
All’inizio degli anni trenta, la sua poesia viene conosciuta più diffusamente e per esteso.
La distruzione del verso ha portato Ungaretti a riscoprire la forza della parola vergine e innocente, che, risentita come nuova, viene reinserita in strutture metriche dall’andamento più regolare Pur senza rinunciare al verso libero, UNGARETTI si riappropria dei versi della tradizione, l’endecasillabo in particolare,in rapporto ad una più complessa idea di poesia : quella che dopo ave scoperto la percezione dell’attimo, riprende la nozione del tempo come continuità a durata, sempre avvertite in un’intima relazione dell’individuo con l’essere inconoscibile e assoluto sul piano di una forte tensione metafisica e religiosa. In atri termini quella tematica vitale quale si rifarà la poesia del cosiddetto ERMETISMO, affermatasi negli anni che precedono il secondo conflitto mondiale.
Pur nella diversità dei singoli temperamenti, vorrei citare altri poeti che hanno seguito questa corrente letteraria : SALVATORE QUASIMODO, MARIO LUZI, GIORGIO VIGOLO, CARLO BETOCCHI, LEONARDO SINISGALLLI, ALFOSO GATTO e altri.