GQ (Italy)

Stevie Wonder

STEVELAND TWIKI HARDAWAY JUDKINS ( È IL SUO VERO NOME) È NA TO A SAGINAW, NEL MICHIGAN, IL 13 MAGGIO 1950. IN 53 ANNI DI CARRIERA, TRA ALBUM IN STUDIO E LIVE, HA PUBBLICA TO 30 DISCHI. steviewond­er.net A 12 anni era già una star. E un genio. Ora, a 65,

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L’hanno uffcialmen­te dichiarato “genio” nel 1963. Era un magrissimo ragazzino di 12 anni e il suo primo album live stava per uscire con il titolo – appunto – di The 12 Year Old Genius.

Oggi è un genio 65enne che beve un tè fermentato alla kombucha in un tipico pomeriggio california­no. In più, sembra emanare una sorta di futuristic­a aura da gran sacerdote del soul, con quella giacca nera lunga fno a metà coscia e quegli onnipresen­ti, inconfondi­bili occhiali scuri. Molto contribuis­ce anche la voce: il tono è dolce, quasi stesse comunicand­o saggezze da altri mondi. Ride se gli si dice che è un’icona. Lo è: «Non so cosa voglia dire, davvero. L’unica icona è Dio».

Sarà. Ma se hai venduto oltre 100 milioni di album, hai vinto 25 Grammy, hai alle spalle più di mezzo secolo di carriera, ecco, allora defnirti “icona” ha un senso. Ma su una cosa ha ragione: le icone ricordano il Monte Rushmore, immagini scolpite nella pietra e immutabili. Non si muovono. Non cambiano. Non crescono. Certo non diventano vegane di stretta osservanza a sessant’anni, come Stevie Wonder.

L’anno scorso, per l’anniversar­io di Songs in the Key of Life (uscito nel 1976) è tornato in tour ripresenta­ndo l’album più signifcati­vo di una straordina­ria carriera come una sinfonia. L’ha fatto portando con sé sul palco una quantità di musicisti che pareva addirittur­a superiore all’intera squadra Motown dei tempi in cui il disco uscì. Poteva diventare l’interpreta­zione meccanica di un’opera che tutto il pubblico aveva ascoltato milioni di volte (osava addirittur­a eseguire le canzoni nello stesso ordine del disco). Al contrario: neanche lui sapeva cosa sarebbe accaduto ogni sera, lo spettacolo magari durava più di tre ore. Notte dopo notte, si lasciava

100 MILIONI DI DISCHI VENDUTI E 2 5 G R AMMY VI BASTANO? «Io un’icona? No, davvero. Non so cosa

voglia dire. L’unica icona è Dio»

travolgere dall’emozione. Tanti hanno giurato di averlo visto piangere sul palcosceni­co, a Chicago e a New York. In un Madison Square Garden tutto esaurito, era talmente emozionato che, al momento di attaccare Village Ghetto Land, si è come paralizzat­o. «Ho dimenticat­o le mie parole...», disse senza imbarazzo. «È che essere qui mi commuove troppo».

La maggior parte dei tour celebrativ­i sembrano e suona---no un po’ come dei tributi dovuti a band di vecchietti che cercano di riconnette­rsi a qualcosa che esisteva decenni prima; ma Stevie ha la magica capacità di entrare in contatto diretto con l’oggi. «Un esempio? Pren--di As: era la canzone preferita di mia madre e da anni la uso per ricordarla con amore». Lula Mae Hardaway è morta nel 2006 ed è per lei che Stevie ha deciso di tornare on the road. «Invece Another Star mi fa pensare al presidente Obama. È inevitabil­e il richiamo della memoria, visto che le canzoni e la musica in genere portano sempre con sé dei ricordi. Infatti, se canto Isn’t She Lovely penso a mia fglia maggiore Aisha, per cui l’ho creata, che oggi ha 40 anni... ma anche all’ultima, Nyah». Che è nata nel 2014 e completa una famiglia di 9 fgli, di cui due con l’attuale compagna Tomeeka Bracy. «Le relazioni regalano esperienze, cioè pensieri, emozioni, espression­i. Tutte cose che “fanno” musica. Noi amiamo l’amore, io amo l’amore, io faccio l’amore. Ma devi essere capace di fare l’amore sempliceme­nte ascoltando gli altri che parlano, che lodano il Signore. Mai limitarsi a fare l’amore da soli...». Stevie in realtà non parla, predica. Predica il vangelo dell’amore, della musica.

Nel frattempo è impegnatis­simo a imparare nuovi strumenti. Come una specie di mezza chitarra-mezzo pianoforte chiamato harpejji, con cui ha duettato ai Grammy 2014 con Pharrell Williams e i Daft Punk. Dice che adesso si nutre meglio ma che vuole riuscire a vestirsi in modo più elegante. Flirta e fa fgli a un’eta in cui si diventa nonni. E ogni giorno continua a creare quelle che chiama “sound pictures”, immagini sonore . «La verità? Io amo la musica. Restare importante non è una gran sfda; anzi, è esattament­e la stessa sfda di una volta».

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