GQ (Italy)

ANTONY MORATO

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I N D I R I Z Z I M O DA

Siamo in macchina diretti a un club privé di Ariccia, in provincia di Roma. Il gruppo è così composto: io al volante, il mio grande amico, il dottor Cantoni, mi è seduto accanto che consulta il navigatore, dietro ci sono le nostre rispettive consorti, Marta e Francesca.

Il club verso cui siamo diretti si chiama Sweet Touch. Per essere ammessi bisogna essere una coppia eterosessu­ale disinvolta, pagare l’ingresso e soprattutt­o avere una password segreta. È la prima volta per tutti e quattro.

Io sono l’unico del gruppo che conosce la password: me l’ha data, dopo che gli ho fatto fare la convergenz­a, Ernestone, il mio gommista, fr equentator­e di locali per scambisti. Non sono certo che sia giusta. Che razza di password è “Bakunin”? Guardando su Wikipedia ho scoperto che Bakunin era un noto rivoluzion­ario russo considerat­o uno dei fondatori dell’anarchismo. Sarà pieno di russi pericolosi?

Di Ernestone, devo confessarl­o, non mi fdo tanto, dopo che mi ha spacciato degli pneumatici rigenerati per nuovi. Ho molti dubbi, ma decido di tenermeli per me.

Siamo in fila sull’appia e, dopo le prime risate alla partenza, adesso, sarà il traffco, sarà l’ansia da prestazion­e, ma non vola più una parola. Sembra che stiamo andando a un funerale.

In realtà la serata è partita con il piede sbagliato. A casa io e Marta abbiamo litigato di brutto. Mi ha beccato in bagno che mi rasavo il pube. «Sei impazzito?», mi fa. «No. Sennò non ti fanno entrare. Anzi, anche tu te li devi rasare».

Lei mi ha squadrato la schiuma con una smorfa disgustata. «Non esiste». «È obbligator­io, lo ha detto Ernestone».

«Io non me li taglio neanche se mi ammazzano».

« Brava! » . Ho sollevato le spalle. «E così non ci fanno entrare. Ci facciamo questi quaranta chilometri per niente. Sei sempre la solita...».

« E allora non entriamo. Queste sono regole assurde».

Mi sono seduto sulla vasca cercando di calmarmi. «Ti ricordo che stiamo andando in un posto dove si fa sesso di gruppo. E sei stata tu a proporlo. Io non ci volevo andare».

Insomma, a farla breve, adesso siamo entrambi rasati e spero tanto che Ernestone non mi abbia preso in giro. E temo che i Cantoni non si siano depilati e non li faranno entrare. Ho un’ansia che mi attanaglia.

«Ma se ci fermassimo a un ristorante?», dice all’improvviso Francesca. «Sono le venti e quindici, forse è un po’ presto. Mi sa che questi locali aprono tardi. Una pizza...».

«Perché no? E ci facciamo un cicchetto», dice Giovanni.

«Un posto dove si mangia leggero. Ho paura di arrivare abbottato», dico io.

Mia moglie non ha spiccicato parola da quando siamo partiti. La osservo nello specchiett­o retrovisor­e, imbronciat­a: «Che ne dici, Marta?». Lei si schiarisce la gola. «Non lo so... Io...». Prende fato. «Non ho più voglia di andare. Non so a voi, ma questa cosa mi intristisc­e da morire. L’ultima volta che siamo andati fuori Roma era a Villa Adriana, per una gita archeologi­ca».

« Hai ragione » , aggiunge Francesca. « Ma questi due stronzi ci rimangono male».

« Noi? » , faccio io. « Guardate che siete state voi due a proporre ’sta stronzata. Io non ci volevo andare. Mi sono pure dovuto rasare». E fermo la macchina in una piazzola.

« Come? » , fa Giovanni. « Che ti sei dovuto rasare?».

« Il pube. Voi ve lo siete rasati? È obbligator­io. Ti controllan­o». «No. Perché?». «È ovvio. Per le piattole. Ci saranno norme igieniche rigorose», dice Francesca.

« Così non vi faranno entrare » . Mar ta scuote la testa sconsolata. « E secondo Paolo… è la moda del momento»

Usciamo e iniziamo a litigare, con le macchine che sfrecciano sulla statale. Le due donne ci accusano di essere due vecchi porci. Poi, non so come, s’incomincia a discutere del fatto che Giovanni ci ha offerto due volte la cena e non è un problema ma io potrei pure, ogni tanto, fare il gesto. E mentre ci azzuffamo mi rubano la Bmw. Giuro. Un’ombra è uscita fuori dagli oleandri, è salita in macchina ed è partita lasciandoc­i tutti e quattro senza un soldo al chilometro 23 dell’appia. Per fortuna mi era rimasto il cellulare. Ci ha riportato a casa una volante della polizia.

I Cantoni non li abbiamo mai più rivisti.

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