L’ENERGIA NON HA ETÀ
Arnaldo Pomodoro, il più importante scultore italiano del XX secolo, ha compiuto 90 anni. Per festeggiarlo, Milano − da 60 anni sua città d’adozione, in cui si trasferì dalla Romagna − gli dedica un’imponente antologica. «Non ho inventato nulla di utile, quindi mi imbarazza pensare di dover essere orgoglioso. Dall’arte ho imparato a stare più tranquillo, perché la mia testa è sempre stata piena di sogni. Da ragazzino questo carattere mi portava a essere curioso, ma isolato. A segnare il mio lavoro sono state certe visioni e alcuni incontri. Quello con un gioielliere di Pesaro che colava oro tra due ossi di seppia per abbozzare i monili: io ho imparato a farlo con il piombo scaldato sul fornello a gas, per ottenere un seme di metallo su cui poi lavorare. E poi l’incontro con Peggy Guggenheim: avevo 27 anni e, tra le opere sparse nella sua casa di Venezia, un pesce di Brancusi mi riempì lo sguardo. Anni dopo, lei comprò una mia sfera: è merito suo se oggi ne è esposta una al Moma».
«Ma più di tutto mi fece impazzire l’acceleratore di particelle che vidi a Stanford nel ’66, quando ero artist in residence. Un pozzo enorme dal fondo formicolante di persone che univano fili, come un quadro di Pollock in movimento. Lì capii come si poteva occupare uno spazio. Mi sono sempre chiesto: cosa c’è in un volume? Ma la matematica mi ha dato solo preoccupazioni. Eppure osservare i fenomeni della fisica e i solidi della geometria euclidea ha influenzato le mie opere di erosione: ho sempre creduto che esista un’energia interiore che divora le forme e le trasforma. Strana la vita». _ (Giovanni Audiffredi)