GQ (Italy)

Pechino

Sette anni di lavori e un genius loci a fare da spirito protettore della torre dell’ iTALIANIT Ë. Molto più che il primo Bulgari Hotel in Cina: un punto di osservazio­ne silenzioso, nel caos

- Testo di GIOVANNI AUDIFFREDI Foto di GIULIA MARCHI

Bulgari Hotel inaugura la sua nuova oasi in Cina

Granito nero dalla Mongolia e travertino di Tivoli. Su queste pietre Bulgari ha costruito la sua cattedrale di Pechino. Tempio dell’accoglienz­a italiana vigilato all’ingresso dal patriarca della maison Sotirio Bulgari, ritratto, quasi a grandezza naturale, da Yan Pei-ming. Un benvenuto che svela la volontà di edificare una fusione culturale tra i riferiment­i puramente capitolini e la contempora­neità della fast Cina. L’appena inaugurato Bulgari Hotel è un’oasi ovattata quasi irreale, in una megalopoli che cresce al ritmo di un paio di milioni di cittadini l’anno, e che oggi sfiora i 24 milioni di abitanti. Un tempio estetico disegnato dagli architetti Antonio Citterio e Patricia Viel per accogliere e narrare lo stile italiano.

A Pechino sei milioni di automobili ingorgano boulevard grandi come autostrade a quattro corsie, ostruiscon­o gli hutong, i viottoli dei quartieri dalle reminiscen­ze storiche, circolano incessante­mente rendendo l’aria acida. La scorsa primavera si è raggiunto il livello di polveri sottili, il famigerato Pm10, di quasi 1.000 milligramm­i per metro cubo. Quando, a Milano, 50 sono considerat­i il limite oltre il quale si può far scattare il blocco del traffico. Quindi: poter uscire in un giardino, sagomato lungo la riva del canale fluviale Liangma con scultorei pini di 200 anni trapiantat­i da Tai’an − nonché magnolie, peschi, bambù, chiodi di garofano, opera del paesaggist­a Enzo Enea, fondatore del Museo degli alberi a Zurigo −, è un valore infinito. I 12 piani del Bulgari Hotel sono rivolti a sud e il tetto è a piano inclinato proprio per non fare troppa ombra agli edifici retrostant­i. Difronte invece c’è il quartiere delle ambasciate internazio­nali, quindi la quasi garanzia (nel fermento della Cina del 19esimo Congresso del Partito Comunista nulla è davvero per sempre) che l’area rimanga con edifici bassi, escludendo il senso di oppression­e. La vista panoramica è a est, rivolta al Sun Park, il che significa ammirare dalle vetrate una vasta zona verde che anticipa il nuovo skyline della capitale cinese, nella quale svettano i 528 metri della Zun Tower, totem del business district.

«Sette anni di lavori, di pensieri, di ricerca ossessiva per non fare mai passi indietro arrendendo­si alla penuria di qualità, al deficit di muratori, posatori, falegnami che lavorasser­o con cura. Sette anni vissuti nella convinzion­e che la differenza, comunque, l’avrebbe fatta il genius loci di questa posizione unica in città», racconta Silvio Ursini, Co-executive Vice President Bulgari Hotels & Resorts. «Noi abbiamo portato qui il vero mondo Bulgari, altri brand hanno esportato una brutta copia della loro qualità. Oggi è in corso una campagna di moralizzaz­ione lanciata dal presidente Xi Jinping senza esclusione di colpi. Questo potrebbe far pensare che prodotti di un mondo come quello di Bulgari potrebbero subire delle contrazion­i, ma non è così. Questo è il Paese della grande censura, che spende immense risorse nella sicurezza interna.

Mitigare il risentimen­to popolare nei confronti degli sprechi e dei lussi ostentati, affermare che nessuno è intoccabil­e e che si può permettere di trasgredir­e le regole comuni, è stata un’operazione intelligen­te che nel medio-lungo termine riporterà la Cina nella carreggiat­a dell’equità», continua Ursini.

Per provare a capire Pechino, città piatta, ci vuole un punto d’osservazio­ne artificial­e elevato. Allora la vista sarà quella di un immenso accampamen­to, diventato nei secoli un mondo complesso, suddiviso in gironi. Al centro del primo c’è solo la Città Proibita. Poi emergono briciole sparse di un trapassato remoto, quello delle dinastie imperiali, che alimentano ancora l’immaginari­o collettivo della Cina, con proiezioni ortogonali oltreconfi­ne. Ma che, una volta atterrati in città, non trovano riscontri nella realtà inghiottit­a da avvenirist­ici esercizi di architettu­ra verticale.

A nord-est, tra la seconda e la terza cerchia − ovvero un’area metropolit­ana di quasi 90 chilometri quadrati − c’è il Bulgari Hotel.

«Sfrutta la posizione di qualità offrendo una sequenza visiva spettacola­re. È il germe di un fenomeno che coniuga il bisogno di natura e l’idea di trovarsi in una capitale. In più, è un esempio di innovazion­e privata in un contesto urbano pubblico», spiega l’architetto Patricia Viel.

Il palazzo è infatti al centro tra la sede della Genesis Art Foundation − un museo disegnato da Tadao Ando, che è già realtà e aprirà nell’autunno del 2018 − e due grattaciel­i corporate del Genesis Project, fronteggia­ti dall’anfiteatro Riverbank.

«È un’operazione di immagine, con un impatto economico insignific­ante perché l’investimen­to è dei partner del gruppo Genesis. Nei conti del gruppo il ricavo è minimo. Ma far vivere un’esperienza Bulgari a un mondo come quello di Pechino è un valore immenso», spiega ancora Ursini.

Passeggiar­e nell’albergo è confortant­e. Si avverte la rotondità che le espression­i estetiche del made in Italy possono raggiunger­e, combinando­si e sovrappone­ndosi negli ambienti, creando un’atmosfera completa. Certo il design fa la parte del dragone: Maxalto, Flos, Flexform, B&B Italia, Barovier&toso, Jacuzzi, Technogym, Salviati arredano le 119 camere in legno di olmo, i saloni con soffitti di sei metri, gli angoli pubblici più riservati dell’albergo. Ma c’è anche uno chef, come l’abruzzese tre stelle Michelin Niko Romito, a sovrainten­dere il ristorante. E una Spa di 1.500 metri quadrati che riporta all’idea di una moderna Caracalla. Un life style completo. Che ancora prima dell’apertura aveva già sedotto danarosi clienti di stanza a Pechino, pronti a fare le valigie per trasferirs­i da casa propria in questa esperienza. Bramosi di vivere e di dormire all’italiana, pensando che tutto sommato Pechino non è poi così male.

 ??  ?? Il bancone in bronzo martellato a mano del bar. E la griglia con la maglia Pantheon Bulgari, disegno di Peter Marino ispirato ai mosaici della basilica e alla stella del Campidogli­o
Il bancone in bronzo martellato a mano del bar. E la griglia con la maglia Pantheon Bulgari, disegno di Peter Marino ispirato ai mosaici della basilica e alla stella del Campidogli­o
 ??  ??
 ??  ?? I lampadari della hall sono ispirati alla stella di Michelange­lo in Campidogli­o. Bulgari aprirà anche a Dubai, nel 2018 Shanghai, nel 2019 Mosca. In programma Roma, New York e Tokyo
I lampadari della hall sono ispirati alla stella di Michelange­lo in Campidogli­o. Bulgari aprirà anche a Dubai, nel 2018 Shanghai, nel 2019 Mosca. In programma Roma, New York e Tokyo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy